«Il terrore islamico si combatte solo con la democrazia»

A palazzo Trentini, ieri, l’avvocato Abdel Fattah Nourou, che ricopre la carica di vice presidente anche all’interno del partito di maggioranza relativa del Paese nordafricano, la compagine conservatrice Nahdha (parola che significa “rinascimento”, “rinascita”) è stato ricevuto anche dadal presidente Bruno Dorigatti, a cui ha stretto la mano e che l’ha intrattenuto cordialmente in un dialogo centrato sulle maggiori preoccupazioni comuni di Tunisia e Italia.
P. Piffer, "Trentino", 17 maggio 2016

 

 

Fattah Nourou ha detto che il suo Paese vuole diventare un modello per il Maghreb e il Nord Africa e vuole togliere terreno al terrorismo un po’ come fece l’Italia negli anni 70, attraverso una democrazia forte, peraltro basata anche sulla distinzione tra l’autorità religiosa e quella statale. L’autorità tunisina era accompagnata da Michele Nardelli, dal sociologo trentino di origine irachena Adel Jabbar e da Draouil Belhassen, connazionale che risiede proprio a Trento e rappresenta il partito Nahdha tra gli 8-900 tunisini presenti in provincia. All’incontro con Dorigatti è seguito quello pubblico in sala Aurora, organizzato dal Forum per la pace e i diritti umani.

Invitato dal Forum trentino per la pace, era ieri a Trento il vicepresidente del parlamento tunisino Abdel Fattah Mourou. A palazzo Trentini, sede della presidenza del consiglio provinciale, il leader politico ha dialogato con il sociologo Adel Jabbar, l’onorevole Lorenzo Dellai che fa parte del gruppo parlamentare di cooperazione tra Italia e Tunisia e il presidente del Forum Massimiliano Pilati. Dopo decenni di dittatura, la rivoluzione dei gelsomini ha portato alla cacciata, nel 2011, di Ben Ali, aprendo un processo di democratizzazione non privo di contraddizioni, di luci e ombre. Una transizione che prosegue anche con momenti di forte tensione come di spinte alla partecipazione democratica che lo scorso anno sono state premiate con il Nobel per la pace al “Quartetto per il dialogo nazionale tunisino” composto da quattro organizzazioni (il sindacato Ugtt, la Confindustria Utica, l’Ordine degli avvocati e la lega dei diritti dell’uomo).

Mourou, avvocato, più volte incarcerato sotto la dittatura, è stato eletto in parlamento per Ennahda, il partito di ispirazione islamica che, a seguito delle elezioni del 2014, governa con altre forze laiche. «Sono qui – afferma il vicepresidente – per imparare qualcosa di buono dall’Autonomia trentina e per dire che l’Europa può uscire dalla sua crisi anche rafforzando i rapporti con la sponda sud del Mediterraneo e trovando in Tunisi una realtà pronta alla cooperazione economica».

Ennahda governa con alcuni partiti di ispirazione laica. Con che accordo? Anche noi, oggi, siamo un partito di tendenza laica. Per l’azione di governo non facciamo riferimento alla religione. Le nostre priorità sono lo sviluppo del Paese e come riuscire ad arginare e sradicare il terrorismo.

Però, Ennahda nasce come espressione dell’Islam politico. La Tunisia è composta da una società a maggioranza musulmana. Quindi, un cittadino tunisino ha il diritto di esprimere la propria opinione in quanto musulmano? Io penso di sì.

Ma lo Stato in quanto tale è, secondo lei, un’espressione politica laica o fa riferimento a qualche religione? Da tempo diciamo che, nell’amministrazione dello Stato, il nostro orientamento è laico, non religioso. La religiosità non è campo di cui devono occuparsi i movimenti politici.

Cosa pensa dell’atteggiamento di chiusura dell’Europa nei confronti del fenomeno migratorio? Andrebbero distinti due tipi di migrazione. Quella per motivi economici per la quale sono necessari accordi tra i Paesi di provenienza e quelli di destinazione dei migranti. E poi c’è un flusso di persone che fugge da guerre e conflitti. E’ la comunità internazionale che deve occuparsene, non solo l’Europa. Penso che debbano essere l’Onu e le organizzazioni che si occupano di migrazioni.

L’islamismo radicale in Tunisia che seguito ha e come lo contrastate? E’ lo stato democratico il “rimedio” al terrorismo che spesso trova il suo alibi nella povertà, nella miseria, nella repressione.

E’ questa la ricetta per combatterlo e per noi è una priorità Islam e democrazia sono compatibili? Per sua natura l’Islam è democratico. E noi, in Tunisia, stiamo vivendo un’esperienza democratica.

Quali sono le vostre priorità? Stiamo affrontando i problemi di natura economica, politica e sociale per riuscire a sviluppare la Tunisia. E per fare questo la nostra principale battaglia è contro la povertà, l’ignoranza e l’analfabetismo.