A22, Valdastico e il futuro del Trentino

Un'illusione ottica è un inganno dell'apparato visivo: quando si manifesta, l'effetto è di vedere cose che non esistono realmente o, più spesso, di percepire le cose in modo diverso da come sono in realtà. Io credo che il dibattito che si è aperto nell'ultimo mese intorno alla governance dell'A22 sia stato viziato da una forma di illusione ottica, che ha fortemente condizionato lo sguardo della politica.
Elisabetta Bozzarelli, "L'Adige", 16 maggio 2016

 

Coscientemente o meno, si è riusciti nell'intento di far passare come determinante il fatto che il Partito Democratico del Trentino strappasse almeno mezzo incarico di Presidenza, concludendo un bizzarro accordo che - non certo in segno di apprezzamento - è stato definito da tutti gli osservatori «staffetta». Un accordo che - ammesso che si realizzi - non ha toccato affatto la questione delle deleghe interne al Consiglio di Amministrazione e che, come è evidente anche al meno esperto di questioni societarie, nel caso venisse davvero concluso creerebbe gravi disagi alla conduzione dell'azienda. Un'illusione ottica, dicevo: perché se è vero che questa «conquista» di mezza presidenza è stata fatta passare come un successo di proporzioni epocali, alcune altre questioni di portata ben superiore sono passate assolutamente in secondo piano.
In primo luogo, il fatto che l'amministratore delegato sia rimasto di nomina sudtirolese: nulla di grave in sé, perché il riconfermato Walter Pardatscher è certamente garanzia di stabilità e qualità per tutto il sistema, ma di certo non è un dettaglio il fatto che non si sia portata fino in fondo l'alternanza in questo ruolo. Qualche commentatore più caustico si è spinto a dire che, in fondo, è meglio così, perché forse i trentini sarebbero riusciti a applicare la staffetta anche a questo ruolo: comunque sia, il dato di fatto è che un evidente e clamoroso insuccesso è stato sbandierato come un trionfo.
In secondo luogo, la notizia che il gruppo spagnolo Abertis si sia assicurato il 51,4% dell'A4 Holding - concessionaria del tratto della Serenissima compreso tra Brescia e Padova - per 594 milioni di euro, raggiungendo un accordo con Astaldi, Banca Intesa e la famiglia Tabacchi. Ciò che in Veneto ha aperto le prime pagine di tutti i quotidiani, in Trentino è stato declassato a notizia di secondo piano, nel silenzio assordante della politica, in primo luogo di chi qualche settimana fa alzava la voce per avere un posto - meglio, mezzo posto - di comando ai vertici dell'Autobrennero, affermando che così la politica avrebbe garantito pieno e totale controllo sulle strategie dei trasporti e della mobilità nel nostro territorio. In questo silenzio, è passato quasi inosservato che l'operazione portata avanti da Abertis non è conclusa, ma si è limitata ad un anticipo di 5 milioni di euro ed è stata di fatto subordinata al completamento dell'A31, volgarmente detta Valdastico, collegandola all'A22. Il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha confermato che la strategia è una sola: «Il completamento verso nord della Valdastico». Flavio Tosi ha rincarato la dose: «Il nodo Valdastico sarà sciolto grazie al Governo, perché il Trentino è in debito dopo aver ottenuto la concessione». Il quadro non sembra lasciare spazio a malintesi, e l'illusione ottica svanisce: al di là dei piccoli interessi di partito, ci sono quasi 600 milioni di euro che il primo player mondiale autostradale ha promesso di riconoscere ad alcuni tra i più importanti gruppi italiani, alcuni dei quali quotati in borsa. Ma la stessa partita della trasformazione in «in-house» di A22 si intreccia a questa vicenda, perché la A4 detiene circa il 4% delle quote di Autobrennero.
La politica dovrebbe farsi carico della soluzione dei problemi, dell'anticipazione e della gestione dei processi, in modo il più possibile trasparente e serio: per questo, nei giorni in cui si sancì la «staffetta», ci siamo permessi di chiedere che si discutesse di strategie dei trasporti e di politiche della mobilità, e non di equilibri di partito, nella piena consapevolezza che la posta in gioco è altissima, per il nostro territorio e per la nostra comunità. La risposta fu il silenzio. Ma non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si affrontano i problemi sempre più pressanti che il Trentino dovrà affrontare: dal sistema del credito al modello cooperativo, dalle infrastrutture allo sviluppo industriale, dal turismo al settore agricolo, stanno impattando su questo piccolo territorio flussi di portata inimmaginabile, fino a pochi anni fa. La politica, da sé, non riuscirà a dare tutte le risposte: forse è il momento, come chiede a gran voce la parte più attenta degli attori del mondo imprenditoriale, sindacale e sociale, di aprire un confronto ampio, partecipato e condiviso sul domani di questo nostro Trentino.