In due mesi quasi 1800 posti in più: + 41%, ma ancora tanti restano tagliati fuori. In Trentino gennaio e febbraio fanno segnare meno assunzioni rispetto al 2015, compensate però da un calo ancora maggiore dei licenziamenti.
A. Conte, "L'Adige", 1 maggio 2016
Da un lato, i licenziati in mobilità sono ancora più di 2.000, gli iscritti ai centri per l'impiego sono oltre 37.000, quelli iscritti da più di 12 mesi oltre 20.000 e calano le assunzioni. Dall'altro lato, però, migliora nel confronto con lo stesso periodo del 2015 il saldo tra entrate e uscite nel mercato del lavoro. Quest'anno, tra gennaio e febbraio, infatti, la differenza a vantaggio delle assunzioni è salita a 1.772, conto le 1.251 dello stesso periodo del 2015. In totale, secondo i dati dell'Agenzia del lavoro relativi al primo bimestre, dunque, si sono guadagnati 521 posti di lavoro, con un miglioramento del saldo del 41%.
Calano le assunzioni.
Dopo un 2015 in cui la domanda di lavoro era cresciuta in misura significativa e pressoché costante (+7.086 assunzioni per un +5,7%), il nuovo anno si apre con un segno negativo. Il mese di gennaio del 2016, concretizza 266 assunzioni in meno, cui si aggiungono le 164 assunzioni in meno registrate nel successivo mese di febbraio. Rispetto ai primi due mesi del 2015, il calo assomma a 430 assunzioni in meno, per una variazione negativa del 3%.
Più assunti che licenziati.
In ogni caso, il saldo occupazionale tra assunzioni e cessazioni nel primo bimestre è largamente positivo. Rispetto ai primi due mesi del 2015 anche le cessazioni sono diminuite, cosicché la differenza tra entrate (13.797) e uscite (12.025) dal mercato del lavoro vede prevalere le prime per 1.772 unità. Anche nel gennaio-febbraio del 2015 il saldo era positivo ma per 1.251 unità, così che nei primi due mesi del 2016 si sono guadagnate 521 posizioni lavorative.
Assume solo l'agricoltura.
Tornando alle sole assunzioni, nei primi due mesi del nuovo anno a crescere è stato soltanto il settore dell'agricoltura (+98 assunzioni e +10,3%). Cala del 6,8% il secondario, dove alle 112 assunzioni in meno del manifatturiero si sommano i cali delle 57 delle costruzioni e 22 dell'estrattivo. Nel terziario la flessione è stata del 3,2% e di 337 assunzioni in valori assoluti.
All'interno di questo settore il commercio flette del 10,9% (e di 115 assunzioni), i pubblici esercizi del 6,3% (di 182 in valori assoluti) e gli altri servizi del terziario del 6,6% (di 350). Il calo del terziario è stato però frenato dalla crescita di 310 assunzioni e del +25,6% del comparto dei servizi alle imprese.
Mobilità per oltre 2.000 persone.
A marzo il numero di iscritti nelle liste di mobilità, in provincia di Trento, ammontava a 2.305, il 17,5% in meno rispetto a un anno prima.
Per la mobilità risulta in crescita il comparto delle costruzioni, che rispetto a marzo 2015 acquisisce 50 iscritti, per un incremento del 12,5%, mentre calano le presenze riferite al manifatturiero (-5,2%) e alle altre attività (-8,4%).
A marzo la composizione percentuale della lista vede prevalere gli iscritti provenienti dal manifatturiero che rappresentano il 58,8% del totale, seguiti da quelli espulsi dalle costruzioni (22,8%), dalle altre attività (18,2%) e dall'agricoltura (0,1%).
Iscritti ai centri per l'impiego.
A fine febbraio 2016 lo stock degli iscritti alle liste dei Centri per l'Impiego, al netto dei sospesi in attività lavorative di breve durata, si attesta a quota 37.354. Rispetto alla stessa data dell'anno prima, il numero degli iscritti diminuisce di 793 unità, per un calo del 2,1%, continuando il calo che ha caratterizzato tutto il 2015.
Per oltre la metà di questi iscritti lo stato di disoccupazione si protrae da oltre un anno (20.038 soggetti, pari al 53,6% del totale), anche se, rispetto allo stesso periodo del 2015, si rileva un calo del 2,4% (-494 unità) per questa categoria. Il calo maggiore, pari a poco più del 6%, si registra, invece, per i soggetti con un'anzianità di iscrizione fino a 6 mesi i quali rappresentano il 30,6% degli iscritti (11.416 unità). Gli iscritti da 7 a 12 mesi, infine, costituiscono la quota decisamente minoritaria: 5.900 unità, pari al 15,8% del totale.