Una riflessione sul congresso del PD del Trentino

I congressi devono rispondere alle sfide politiche del momento. In questo momento – oltre alle drammatiche sfide dell’attualità internazionale o alle perenni sfide della povertà e delle disuguaglianze - la sfida più grande – per il PD nazionale e per il PD del Trentino – è costituita dalla riforma costituzionale che, nell’autunno 2016, sarà sottoposta a referendum.
Michele Nicoletti, 29 marzo 2016

È la sfida più grande per il PD nazionale perché se la riforma dovesse venire bocciata, lo sforzo trentennale di ammodernamento delle nostre istituzioni si troverebbe di nuovo arenato. Il governo dovrebbe rassegnare le proprie dimissioni. Sarebbe necessario un nuovo governo tecnico o una qualche formula di transizione. Si andrebbe poi alle elezioni con le due Camere esistenti e, a meno di un miracolo, con due leggi elettorali diverse. Dunque si comincerebbe una nuova legislatura con una probabile situazione di impasse: nessuna forza in grado di governare da sola, alle spalle il fallimento di questa legislatura, all’orizzonte tempi difficili sul piano economico e sul piano internazionale da affrontare con governi rabberciati. Una colossale occasione perduta. Si possono nutrire dubbi su singole soluzioni prospettate nella riforma, ma la direzione è quella voluta dall’Ulivo vent’anni fa. Si potrà correggere se vi saranno aspetti problematici. Ma respingere la riforma vuol dire ricacciare il Paese nella palude dell’inconcludenza.

La riforma contiene anche la sfida più grande per il PD del Trentino. In un quadro difficilissimo per le autonomie locali e per le Regioni ordinarie, la nostra autonomia speciale vede riconfermate le sue ragioni nella Costituzione. Qualcuno voleva cancellarla. Siamo riusciti a confermarla. Non solo. Nella riforma è previsto anche il meccanismo dell’”intesa” tra Stato e Provincia Autonoma per la modifica dello Stato. Un riconoscimento molto significativo della “soggettività” della nostra autonomia. Infine: la rappresentanza dei nostri territori cresce proporzionalmente nel nuovo Senato delle autonomie. Risultati assolutamente significativi in un orizzonte non certo favorevole.

Di fronte a questa duplice sfida davvero qualcuno può pensare che il PD del Trentino possa dichiararsi “neutrale”? Cioè neutrale rispetto al rafforzamento costituzionale dei territori nel nuovo Senato e della nostra autonomia speciale? È del tutto legittimo che vi siano posizioni diverse, ma la mozione che io sosterrò avrà al primo punto un forte impegno per il SI’ al referendum sulla riforma costituzionale e sosterrò una segreteria provinciale che lavori pancia a terra per questo obiettivo.

Basta questo a definire una mozione congressuale? Certamente no, ma questo chiarimento è essenziale. Serve poi un impegno a sostegno al processo di completamento di costituzionalizzazione dell'autonomia attraverso legge costituzionale che disciplini nel dettaglio l’intesa e il meccanismo delle norme di attuazione nel quadro di una riaffermazione della cornice regionale.

Serve poi l’impegno per un più forte ancoraggio del quadro autonomistico regionale al diritto europeo tramite un rafforzamento dell'Euregio Tirolo e del GECT nel più ampio quadro della Euregio Alpina all'interno della quale il Trentino-Alto Adige Südtirol deve svolgere un ruolo propulsivo e di iniziativa forte per la tutela di tutte le minoranze e di tutte le zone di montagna.

Serve ancora l’affermazione della centralità del corridoio del Brennero quale via di comunicazione tra mondo italiano e mondo tedesco e del ruolo di "ponte" della nostra Regione e delle nostre Province con un forte protagonismo nella governance delle vie di comunicazione dalla ferrovia all'autostrada (impegno nel completamento del tunnel e delle tratte di accesso con protagonismo nella definizione dei tracciati, attenzione all'ambiente, misure compensative e investimenti nei trasporti locali; mantenimento della concessione A22 in capo a società pubbliche del territorio). E un impegno per il mantenimento del carattere "aperto" della frontiera del Brennero quale frontiera di pace, dialogo, solidarietà.

Serve una forte strategia di cooperazione tra amministrazioni dei territori vicini e tra partiti democratici e socialisti dell'area della regione alpina con la creazione di coordinamenti regionali e interregionali per azioni politiche comuni.

Serve – a metà legislatura provinciale e regionale – un serio momento di riflessione. Giudicando positivo il quadro di collaborazione con le forze politiche del centrosinistra autonomista a livello cittadino, provinciale, regionale e nazionale occorre verificare a tutti i livelli l'attuazione degli impegni di legislatura per rafforzare l'azione comune delle amministrazioni locali e della rappresentanza parlamentare. In questa direzione – nel contesto della riforma costituzionale e della legge elettorale – il PD come partito che si propone al governo del Paese dovrà riproporsi come punto di riferimento della coalizione provinciale e il PD del Trentino dovrà esercitare la propria responsabilità di federatore e guida di questo processo a livello locale.

E dentro questa riflessione dovrà esserci una definizione delle politiche concrete per innalzare la qualità della nostra vita civile, del nostro sistema produttivo e dei servizi (dalla scuola alla sanità all’assistenza) nell’ottica di un potenziamento dei diritti delle persone, di una più larga solidarietà con i più deboli e di un più deciso supporto alle migliori energie della società civile.

A queste infine il PD dovrà decidersi di aprirsi con coraggio, bonificando il proprio terreno dalle piccole guerre di posizione e costruendo quello che la società trentina si aspetta: uno spazio aperto alle migliori idee, alle buone passioni e alla forza di tutte e tutti coloro che ancora credono in una società basata sul rispetto dei diritti umani, sulla democrazia, sullo Stato di diritto.