«Prima un Pd forte, poi la Provincia»

Si farà attendere, ancora un paio di giorni, l'ufficializzazione della candidatura di Italo Gilmozzi nella corsa per la segreteria provinciale del Pd. Gilmozzi chiede delle garanzie per evitare di dividere il partito democratico e si dice pronto a mettersi in gioco solo se ci sarà un sostegno molto ampio sul suo nome.
A. Conte, "L'Adige", 31 marzo 2016

Gilmozzi, assessore comunale ai lavori pubblici, già segretario del Pd durante la fase che aveva portato alle elezioni provinciali dopo il caos primarie perse da Alessandro Olivi a favore di Ugo Rossi, attende quindi prima di ufficializzare la propria candidatura (c'è tempo fino al 4 aprile) a segretario del Pd.

Assessore Gilmozzi, lei è considerato come il candidato forte per la segreteria del Pd. Ha già deciso quando presenterà la sua candidatura?
Prima di presentare la mia candidatura, mi prendo 48 ore per capire se c'è un'ampia convergenza sulla mia persona. Non si tratta di arrivare a una segreteria nominata all'unanimità, ma chiunque sia il prossimo segretario del Pd, dovrà essere eletto con un'ampia maggioranza, di almeno il 60-70%, per evitare situazioni come quelle del recente passato. E prima di guardare alla leadership nella coalizione, occorre guardare alla compatezza del partito e alla sua capacità di essere più vicini ai cittadini e alla comunità.

In questi giorni la si considera come una figura capace di conquistare la maggioranza del partito. Che segnali attende per presentarsi ufficialmente?
Prima di tutto voglio dire che la maggioranza e la minoranza non si vedono prima del congresso, ma dopo. A parte le battute, in queste ore sto scrivendo una mozione per cercare una condivisione larga all'interno del Pd. Se riuscirò a trovarla presenterò la mia candidatura. Mi servono un paio di giorni per decidere. 

Giorni in cui si confronterà con le varie anime del partito e capire come dare al Pd una leadership in vista delle elezioni provinciali del 2018?
Ho previsto confronti con Michele Nicoletti, Mattia Civico, Alessandro Olivi, Elisa Filippi e Giorgio Tonini, per citarne alcuni. A chi parla di leadership nella coalizione, dico che il primo obiettivo è avvicinare il Pd alla comunità. Chiunque sarà il prossimo segretario, la prima cosa che dovrà fare sarà guardare a compattare il partito, prima di parlare della guida della Provincia. 

Rispetto a Rossi e alla coalizione di centrosinistra autonomista, come si pone il Pd?
Noi siamo assolutamente fedeli al presidente della Provincia che ha lavorato bene e a questa coalizione. Per quanto riguarda gli scenari del 2018, ci confronteremo come Pd e vedremo cosa fare sulla base di quanto sarà stato fatto durante la legislatura.

Per avere un partito forte, che tipo di segretario serve?
A prescidere dal nome del futuro segretario, io dico che chiunque sia alla guida del Pd deve essere eletto con una ampia maggioranza, del 60-70% almeno, altrimenti si rischiano situazioni di instabilità come quelle del recente passato. Il prossimo segretario dovrà essere autorevole e per esserlo una delle condizioni è quella di essere sostenuto da una maggioranza ampia. 

Se così non sarà sul suo nome, cosa farà?
Se non ho condivisione larga non mi candido perché non ha senso, così come se saltassero fuori altre candidature oltre la mia e quella di Elisabetta Bozzarelli, non avrebbe senso per me candidarsi. Io rispetto la scelta, legittima, di Elisabetta di dire: mi candido e vediamo poi chi ci sta. Per quanto mi riguarda, faccio il percorso opposto: parto dalla ricerca di un consenso ampio per decidere se candidarmi o meno. Non voglio, infatti, che si vada verso l'elezione di un segretario che non sia autorevole o che risulti indebolito come è accaduto nel recente passato.