Il Comune insiste: «Niente elemosina»

Il sindaco e la giunta condividono l'idea, nata in Commissione vivibilità urbana, di inasprire le sanzioni per chi pratica accattonaggio molesto o in zone proibite e più in generale per chi viola le regole di convivenza civile.
"L'Adige", 30 marzo 2016

 

«Ne abbiamo parlato ancora e c'è questa intenzione, anche se non siamo ancora entrati nel dettaglio e non posso dire quali regole verranno introdotte e se verrà previsto anche il sequestro del denaro raccolto dai mendicanti, misura peraltro che personalmente non credo possa risolvere granché» spiega Maria Chiara Franzoia, assessore alle politiche sociali del Comune.
In realtà anche le multe rischiano di essere un provvedimento simbolico, quasi mai pagate da mendicanti che di solito non hanno indirizzo o residenza e risultano nullatenenti. Anche per questo la strategia dell'amministrazione cittadina ormai da quasi un decennio è quella di tentare di togliere il terreno sotto ai piedi dei mendicanti facendo mancare la materia prima, lavorando cioè soprattutto sui cittadini per invitarli a non cedere alle richieste di denaro. Dall'autunno del 2007 esiste un tavolo promosso dal Comune di cui fanno parte tutti i principali soggetti che si occupano di emarginazione e povertà proprio con l'intento di contrastare l'accattonaggio, di cui sono spesso vittime gli stessi soggetti che lo praticano, spinti sulla strada e sfruttati dai clan familiari. Dal 2008 sono state fatte campagne di sensibilizzazione contro l'elemosina e nel 2009 è stato creato un fondo di solidarietà a cui la cittadinanza è invitata a versare i propri contributi in alternativa all'elemosina. Coi soldi di questo fondo vengono effettuati interventi a favore di poveri ed emarginati che non hanno diritto ad altri benefici da parte dei servizi sociali.
Dal 2010 al 2014 il fondo ha registrato entrate per 64.216 euro, provenienti da donazioni del Comune, delle associazioni e di privati cittadini. Nello stesso periodo sono stati impiegati 57.732 euro in 451 interventi, per il 34% si è trattato di rilascio o rinnovo di documenti, compresi quelli di viaggio; il 23% delle risorse è stato impiegato per rimpatri; il 17% è stato utilizzato per spese sanitarie, farmaci e dentista; il 7% per spese di viaggio, l'1% per spese legali e il 18% per spese varie. 
Dopo la campagna «Meglio muoversi che commuoversi» lanciata lo scorso anno ora il Tavolo sta lavorando a una nuova uscita pubblica per rilanciare il proprio messaggio.
«Noi insistiamo assolutamente con questa politica - spiega l'assessore Franzoia - perché sappiamo che dietro coloro che chiedono l'elemosina in strada, spesso donne o giovani, c'è chi li sfrutta. Meglio perciò che gli aiuti arrivino direttamente dal volontariato e in forme concrete, non in denaro che non si sa poi come verrà utilizzato e da chi». 
Il Comune non ha prove per parlare di racket internazionali dell'accattonaggio ma sa bene che la «forza lavoro» viene dai clan di famiglie Rom accampate vicino all'ex Sloi. «Sicuramente c'è un'organizzazione, anche se a livello familiare. Si tratta comunque di sfruttamento e va contrastato. Fortunatamente da diversi anni non si vedono più bambini sulla strada e anche l'uso di animali è raro. In passato su questi aspetti siamo stati molto severi ed è servito».
Attualmente il Regolamento di Polizia urbana vieta di mendicare in maniera molesta, cioè particolarmente insistente, e in alcuni luoghi sensibili come davanti a scuole, chiese, cimiteri, ospedali, mercati, edifici pubblici. «La Polizia locale fa rispettare questi divieti, l'ho visto coi miei occhi» assicura l'assessore. 
Più difficile intervenire in piazza, tra i tavolini dei bar pieni di turisti dove spesso i mendicanti si intrufolano per raccattare qualche spicciolo. Il limite dell'accattonaggio molesto è soggettivo ed è difficile stabilire quando viene superato. Anche questo un argomento da affrontare e approfondire.