Pd, i giovani lanciano Bozzarelli

Mentre i big trattano e prendono tempo, i giovani amministratori del Pd decidono di uscire dal tatticismo e lanciano Elisabetta Bozzarelli - 30 anni, direttrice di Acav, coordinatrice cittadina e consigliera comunale a Trento - alla segreteria del partito. È lei la prima candidata ufficiale in campo al congresso del 29 maggio, dove gli elettori Pd voteranno con le primarie.
C. Bert, "Trentino", 27 marzo 2016

 

Gli altri nomi, Alessandro Olivi, Italo Gilmozzi, Donata Borgonovo Re, Luigi Olivieri, per ora restano eterni papabili, in attesa di capire se si realizzerà quell’accordo ampio che in molti auspicano, capace di tenere insieme le diverse anime del Pd (renziani, governativi, area di Civico e Nicoletti), e su quale nome si concretizzerà l’intesa (le quotazioni danno Gilmozzi in pole position).

«Il nostro è un atto di coraggio», esordisce la candidata segretaria, «siamo la generazione Pd nata con il Partito democratico. Vogliamo superare le provenienze del passato, andare oltre i tatticismi di queste settimane, il Pd del teatrino romano - è la frecciata a Olivi e ai suoi incontri romani dei giorni scorsi con i parlamentari Dem - che pensa ai posizionamenti dell’uno e dell’altro è un Pd che a noi non piace». Insieme a lei, al tavolo nella sede Pd, c’è una piccola rappresentanza di quel gruppo di amministratori trentenni che ha deciso di fare squadra: Luca Paolazzi (vicesindaco di Lavis), Vera Rossi (consigliera della Comunità della val di Cembra), Paolo Bisesti (consigliere ad Aldeno), Tommaso Iori (segretario del presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti ed ex consigliere comunale a Trento).

Per Elisabetta Bozzarelli c’è anche una sfida molto personale. Niente annunci in stile Meloni, ma la notizia trapela: è incinta, aspetta il suo secondo bambino (Anna Giulia ha tre anni e mezzo). Lei conferma con un sorriso: «Ho detto a mio marito che ci vuole coraggio a fare entrambe le cose, fare un figlio e candidarsi alla segreteria del Pd». Vedremo se in Trentino spunterà un Bertolaso di turno a consigliarle di stare a casa a fare la mamma. Lei non sembra spaventata, presenta i punti della tesi congressuale risponde con piglio deciso alle domande. Più radicamento sul territorio, è il fulcro del programma: «Vogliamo ricominciare dai circoli, la nostra base. Il Pd ha perso questa forza, non possiamo essere solo il partito delle città».

Sul rapporto con gli amministratori, in particolare con gli amministratori-candidati (Olivi): «Facciano bene il loro lavoro, ne abbiamo tanto bisogno. Il Pd che vogliamo sarà di supporto, chi è nelle istituzioni dev’essere aiutato a esprimere la leadership». E Gilmozzi? «Il quadro non ci è sembrato abbastanza chiaro», risponde secca. Qualcuno nel gruppo - dicono i rumors - avrebbe preferito attendere l’assemblea provinciale di martedì e valutare una possibile convergenza sul nome dell’assessore comunale. Ieri mattina un lungo confronto, «democratico, perché noi non decidiamo con la logica del capobastone», puntualizza Tommaso Iori, e alla fine la decisione: andiamo con un nostro candidato. Il giudizio sulla squadra Pd nella giunta Rossi è netto: «I singoli assessori lavorano bene ma le cose positive sono dei singoli, le cose cattive del Pd», sintetizza Iori, «il partito fatica a esprimere un’azione collettiva».

Il documento programmatico insiste sull’«autonomia del Pd trentino rispetto alla dimensione nazionale», una risposta a quanti (da Olivi a Nicoletti) hanno chiesto che il giudizio sul governo Renzi e le riforme diventi una discriminante al congresso. «L’esame di renzianità è fuori tempo massimo», taglia corto Luca Paolazzi, «Renzi è il segretario del Pd e le riforme non sono le migliori possibili ma l’Italia le attendeva da anni e sono un patrimonio di tutti gli iscritti e degli italiani». Bozzarelli ricorda che alla prima Leopolda - correva l’anno 2010 - «eravamo in tre, io, Sara Ferrari e Vanni Scalfi. Un anno dopo erano quasi tutti renziani». Sul renzismo si capisce che nel gruppo giovani ci si divide. Oggi però è il giorno della mossa: «Abbiamo una candidatura forte, autorevole e responsabile, che diventerà maggioritaria», azzarda Iori. «Basta con la storia delle marionette manovrate da padrini politici», chiosa Bozzarelli, «è la cosa più semplice da dire per screditare un giovane». E Paolazzi avverte: «Non abbiamo 15 anni, ne abbiamo 30. Amministriamo nei Comuni, siamo governativi e responsabili, perché il Pd è per definizione partito di governo». Ora la palla torna ai big. 

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Elisabetta Bozzarelli, 31 anni il prossimo dicembre, segretaria cittadina dei democratici e direttrice dell’Acav, è la prima candidata ufficiale al congresso del Pd. Dopo due mesi di incontri nei circoli territoriali, il gruppo «generazionale» partito a gennaio da «The Hub» ha rotto gli indugi nonostante una minoranza contraria alla discesa in campo e ha sparigliato le carte. «Andiamo oltre i tatticismi» è la sintesi di Bozzarelli, che parla accanto a Tommaso Iori, Luca Paolazzi, vicesindaco di Lavis, Vera Rossi, assessore del Comune di Grumes, Paolo Bisesti, consigliere comunale ad Aldeno. Il messaggio è chiaro («No a pezzi del ceto dirigente impegnato a comporre il quadro sistemando scatole e scatoline») e indirizzato a Olivi, Gilmozzi, Olivieri, Civico e ai parlamentari.

Coraggio

«Questo è un atto di coraggio, ci siamo con la faccia e il cuore», dice Bozzarelli. Al gruppo, ieri mattina, la risposta «presente» è stata annunciata insieme a una novità personale, la seconda gravidanza: «Serve coraggio a candidarsi alla segreteria, serve coraggio a mettere al mondo un figlio, e ancora più coraggio serve a fare entrambe le cose», dice la candidata, già mamma di una bimba di tre anni e mezzo. Bozzarelli e gli altri esponenti del gruppo parlano degli ultimi due mesi come si racconta un’esperienza senza risparmiare dettagli, avendo vissuto in prima persona un percorso politico che rivendicano «con felicità», dice Iori. «Quando abbiamo iniziato il percorso a Impact Hub — dice Bozzarelli — nel partito gli esponenti del ceto dirigente discutevano di come comporre il quadro per fare un accordo largo. A noi non interessa che qualcuno lasci il posto in giunta a un altro (il riferimento, senza nominarli, è all’ipotesi che Alessandro Olivi si candidi a segretario e sia rimpiazzato nell’esecutivo da Mattia Civico, ndr). Noi siamo andati nei circoli: o si ricomincia da lì o è meglio fare qualcos’altro. Partiamo dai temi».

I territori

«Il Pd — dice Bozzarelli — non può essere solo istituzionale, vogliamo un partito radicato nel territorio, che sciolga il nodo irrisolto dell’autonomia politica. Il Trentino è pieno di energie inespresse, noi dobbiamo essere il cavatappi». Il secondo elemento è «il Pd come partito a supporto agli amministratori — scrive il gruppo — Non possiamo non riconoscere la grande difficoltà del Pd a esprimere una centralità nell’azione di governo della coalizione di centrosinistra autonomista. Venendo a mancare l’apporto di idee e di iniziativa del partito, i rappresentanti istituzionali faticano, nonostante l’innegabile impegno, a dare coerenza, continuità e riconoscibilità alla loro azione, dalla giunta al consiglio provinciale». Il terzo elemento è l’idea di un Trentino aperto, «che non guarda a se stesso ma pensa in termini di interdipendenza con l’Europa e il mondo».

I problemi

A un quadro del genere, poco si adatta un congresso unitario. «Vogliamo un congresso sui temi. Il Pd ha bisogno di confliggere bene — dice Bozzarelli — e per questo servono due candidati». Su Olivi le parole sono definitive: «Facciamo fare bene agli amministratori il loro mestiere». Olivi, Zeni e Ferrari dovrebbero imprimere una maggiore trazione democratica all’azione di giunta? «L’azione è buona — sottolinea Iori — ciò che manca è un quadro di riconoscibilità. Per questo serve un partito forte».

Su Gilmozzi, Bozzarelli è dura: «La sua opzione politica non è chiara». Paolazzi: «Se ragioniamo in termini di chi è più o meno simpatico per mettere d’accordo tutti, tra due anni siamo daccapo». Bozzarelli aggiunge: «Il teatrino romano non ci interessa (il riferimento, senza nominarli, è ai contatti tra Olivi e i parlamentari del Pd, Nicoletti e Tonini, ndr)». Con Olivieri, che ha impostato il dibattito sul sostegno o meno al governo Renzi, Bozzarelli è netta: «Smettiamo di utilizzare Renzi per farci le analisi del sangue. Sono andata alla prima Leopolda con Scalfi e Ferrari e a Trento mi prendevano in giro: l’anno dopo c’erano tutti».