«Olivi resterà in giunta su di lui non c'è unità»

«Non credo che Alessandro Olivi lascerà la giunta per candidarsi alla segreteria del Pd trentino. Non si dimetterà perché sa che sul suo nome non c'è unità nel partito. Ed è anzi opinione diffusa che sia meglio che resti lì dov'è».
L. Patruno, "L'Adige", 13 marzo 2016

Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, è stato tra i primi a stroncare subito, già l'anno scorso quando se ne iniziò a parlare dopo la convention politica organizzata da Olivi a Ravina, l'idea che il vicepresidente e assessore alle politiche economiche del Pd si dimettesse dalla giunta per guidare il riscatto del partito in vista delle elezioni provinciali del 2018. E ora che si avvicina il giorno della decisione - entro il 4 aprile vanno depositate le candidature - Dorigatti lo ripete.

Presidente Dorigatti, perché non le va bene Olivi come segretario?
Olivi è meglio che resti in giunta e che contribuisca a rafforzare la coalizione. Fa bene Rossi a dirglielo. Non capisco perché insiste. Poi, quando sarà il momento metteremo le carte in tavola e decideremo sul candidato presidente facendo sentire il nostro peso politico. Spero che lui chiarisca presto questa situazione di incertezza. Purtroppo, abbiamo perso troppo tempo sulle regole e in questi mesi il partito è stato di un'assenza totale.

Si riferisce alla gestione del segretario Sergio Barbacovi?
Dico che quando un partito parla solo di regole vuol dire che c'è qualcosa che non va e il nostro segretario è stato ripescato in forza di una regola. Dobbiamo recuperare autorevolezza.


Il 29 maggio però finalmente andrete a congresso, potete scegliere un segretario che dia una linea politica chiara. Che segretario serve al Pd oggi?
Per prima cosa penso che il congresso debba occuparsi dei temi dell'autonomia del Trentino e il problema del Pd trentino nel rapporto con Roma. Non mi è piaciuto l'avvio del dibattito che qualcuno ha voluto fare (Luigi Olivieri, Ndr.) dicendo che per prima cosa ai candidati alla segreteria bisogna fare l'esame del sangue di fede renziana e deve dire come voterà al referendum costituzionale, mancava che venisse richiesto che deve essere di razza ariana.


Il referendum sulla riforma costituzionale non è un tema congressuale? Lei come pensa di votare ad ottobre?
Quando sarà il momento deciderò come votare, anche se stimo molto Renato Ballardini (schierato per il no, Ndr.), un grande saggio, e guardo con attenzione a cosa dice.


Ha letto l'intervista di Massimo D'Alema al Corriere della sera? L'ex premier stronca Renzi e parla di scissione. Condivide?
Condivido quanto detto da D'Alema per quanto riguarda l'arroganza e l'autoreferenzialità di Renzi e della maggioranza del partito. Su questo non c'è ombra di dubbio. Però si deve prendere atto che Renzi ha consenso, è stato scelto come segretario, e mi auguro che il partito non si spacchi, ma che le varie componenti riescano a dare il loro contributo. Penso che la sinistra dovrebbe cercare di evitare di ritrovarsi nella situazione francese, dove continuando a dividersi sono nati 7-8 partiti da prefisso telefonico e questo non serve a nulla.


Al di là del metodo, ha condiviso nel merito le riforme di Renzi?
Molte no, come il Jobs Act, che ha tolto diritti che abbiamo conquistato in 40 anni, con la scusa di dare diritti a chi non li aveva. Invece sono stati tolti e basta. Ma non ho mai fatto campagna contro perché è il nostro governo e il nostro premier.


Torniamo al congresso del Pd trentino. Appurato che dice no a Olivi e a eventuali candidati «renziani» puro sangue. Chi si augura che assuma le redini del partito per rilanciarlo?
Per me dovremmo affidarci a quel gruppo di giovani, che poi molto giovani non sono, come Elisabetta Bozzarelli, Luca Paolazzi, Giacomo Pasquazzo e altri. Diamogli fiducia, con l'aiuto di persone che hanno più esperienza. Penso che loro potrebbero ridare slancio ed entusiasmo a un Pd trentino che oggi è morto da tempo.


Lei sa bene che dietro ognuno di quei nomi di giovani si identifica un «padrino»: Luca Zeni, Pinter e Manica, lei stesso. Sicuro che avrebbero l'autorevolezza e l'autonomia per guidare il partito?
Lo so, conosco tutti, ma penso che abbiano una propria intelligenza e autorevolezza e che sia il momento di puntare su una squadra più che su un singolo per uscire dal pantano.

L'assessore Italo Gilmozzi invece non le piace?
Gilmozzi ha fatto un buon lavoro, è amato da tutti, ma ripeto ora serve una squadra.