Al congresso Pd del 29 maggio la nuova assemblea sarà eletta con liste bloccate collegate ai candidati alla segreteria, come avviene nel resto d’Italia, e non più con le preferenze.
C. Bert, "Trentino", 2 marzo 2016
Le correnti si sono scompaginate e alla fine di un aspro scontro - con la coda di un ricorso presentato da Monica Ioris - lunedì sera l’assemblea ha votato il regolamento (37 favorevoli, 7 astenuti), con la proposta presentata dalla commissione statuto e fatta propria dal coordinamento, ovvero le liste bloccate. «Abbiamo definito le regole e ora possiamo affrontare finalmente il congresso che mi auguro sia un confronto sereno e non uno scontro», commenta il segretario Sergio Barbacovi. «Io personalmente ho votato a favore delle preferenze, ma non ne faccio un dogma.
Nel resto d’Italia si vota così e l’assemblea è sovrana, io mi adeguo serenamente». Dal Pd nazionale l’indicazione è stata chiara: per concedere il voto con le preferenze serviva una larghissima convergenza, di fatto la certezza che non ci sarebbero stati ricorsi post-congresso. Un emendamento di Cristina Casagranda (lista Filippi) chiedeva di votare con le preferenze. Ma una pre-votazione informale per sondare l’orientamento dell’assemblea, proposta da Luigi Olivieri, ha sancito che l’assemblea sul punto era divisa: si è votato due volte, la prima per alzata di mano (26 a 13 il risultato), la seconda per appello domenicale (26 a 17). Ieri mattina però è approdato sul tavolo della commissione di garanzia un ricorso di Monica Ioris (lista Filippi) che contesta il voto finale e che in assemblea ha parlato di «un Pd che senza preferenze non è più democratico».
a realtà è che le diverse aree si sono scompaginate: a favore delle preferenze si sono schierati tra gli altri Michele Nicoletti, Cristina Casagranda, Monica Ioris, Giulia Robol, Gigi Olivieri, Gennaro Romano. Per le liste bloccate il capogruppo provinciale Alessio Manica, ma anche Elisa Filippi, Roberta Calza, Giuliano Andreolli. «È un metodo che consente una migliore selezione a monte della classe dirigente - spiega Manica - e ci dà anche tranquillità in vista del congresso perché non dà spazio ai ricorsi. Inoltre c’è anche una valutazione di merito, eravamo gli unici in Trentino ad avere un sistema diverso da quello nazionale». L’assemblea ha anche votato un emendamento di Giuliano Andreolli: in caso di candidato unico alla segreteria, dove ci sarebbero solo liste apparentate con quel candidato (e dunque un’assemblea interamente rappresentata dalla maggioranza) che con 80 firme possa essere presentata una lista senza candidato segretario, a garanzia della rappresentanza della minoranza.
Il termine per le candidature scadrà il 7 aprile, dunque manca poco più di un mese. Ma dopo il mezzo passo indietro di Donata Borgonovo Re («Al Pd non serve la vispa Teresa tra i selvaggi»), in questa fase sembra che tutti restino in attesa delle mosse degli altri. Il vicepresidente della giunta Alessandro Olivi, che si era detto disponibile a correre, è stato frenato dai tanti dubbi emersi nel gruppo consiliare e c’è chi dice che potrebbe appoggiare l’assessore comunale di Trento Italo Gilmozzi, già coordinatore dopo le dimissioni di Nicoletti, che non nasconde le proprie ambizioni. C’è poi il gruppo dei giovani amministratori che sta lavorando sul territorio: tra loro spiccano nomi come Elisabetta Bozzarelli, coordinatrice cittadina di Trento, e Luca Paolazzi, vicesindaco a Lavis.