"Caro Senatore, quel voto veniva prima del partito"

Dopo le proteste della segretaria del Pd di Trento, Elisabetta Bozzarelli, e le critiche del senatore dell'Upt, Vittorio Fravezzi, ( l'Adige di ieri), anche il vicepresidente della Provincia, Alessandro Olivi (Pd), interviene per stigmatizzare l'assenza del senatore autonomista Franco Panizza dal Senato giovedì pomeriggio, al voto della fiducia al governo sul disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili.
L. Patruno, "L'Adige", 28 febbraio 2016


Panizza si era assentato nel momento cruciale per correre a Trento per una riunione precongressuale del Patt, di cui è segretario.
«Una legge che rende l'Italia un paese più civile, più europeo, che allarga i diritti, che conferma la fiducia al Governo, vale un voto in Parlamento - dichiara il vicepresidente Alessandro Olivi - soprattutto se in quell'assemblea si rappresenta una coalizione plurale e non solo il proprio partito». 
«Caro Panizza - ammonisce l'assessore del Partito democratico - le istituzioni vengono prima dei nostri legittimi spazi politici». 
Ma Olivi ne ha anche per il suo partito, il Pd, che a parte l'immediata presa di posizione della coordinatrice di Trento città, non si è fatto sentire né ha chiesto chiarimenti al senatore «assenteista» Franco Panizza, che è stato eletto nel collegio di Trento non solo in rappresentanza degli elettori del Patt, ma di tutti gli elettori della coalizione di centrosinistra, quindi è stato votato anche da quelli del Partito democratico, che nel collegio senatoriale di Trento sono certo molto più numerosi di quelli del Partito autonomista e che nel 2013 avevano dovuto digerire, non certo con grande gioia, che nella spartizione dei collegi fra i partiti della coalizione, il Pd - allora il segretario era l'attuale deputato Michele Nicoletti - avesse deciso di cedere il collegio di Trento al Patt.
«Quanto alla politica - dice oggi il democratico Olivi - Pd svegliati!! Il Pd deve pretendere rispetto dai senatori che abbiamo eletto, anche e soprattutto con i nostri voti. Il Patt non può cercare sponda con il Pd nazionale quando gli fa comodo e poi non sostenere una legge progressista che, con i suoi limiti, colma un vulnus di civiltà, grazie al Pd che ha posto persino la fiducia».