Lo Statuto? Pensiamo bene alle visioni

È da qualche decennio che si parla di rivisitare lo Statuto d'Autonomia e di ridefinire il ruolo della Regione e dunque i rapporti tra le due Province Autonome di Trento e di Bolzano. Lo Statuto è una legge di rango costituzionale e la modifica spetta al Parlamento. Infatti l'articolo 103 dello Statuto d'Autonomia, modificato dalla riforma del Titolo V della Costituzione italiana, nel 2001, così recita: «Per le modificazioni del presente Statuto si applica il procedimento stabilito dalla Costituzione per le leggi costituzionali. 
Giulia Robol, "Trentino", 12 febbraio 2016


L'iniziativa per le modificazioni del presente statuto appartiene anche al Consiglio regionale su proposta dei Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano e successiva conforme deliberazione del Consiglio regionale. I progetti di modificazione del presente Statuto di iniziativa governativa o parlamentare sono comunicati dal Governo della Repubblica al Consiglio regionale e ai Consigli provinciali, che esprimono il loro parere entro due mesi». Dunque tutti sono titolati a proporre ed elaborare modifiche statutarie e per anni solo la Svp, a ogni inizio di legislatura nazionale, ha depositato, a cura dei suoi parlamentari, un ddl di riforma dello Statuto, sempre uguale, e sempre nell'ottica di un'autonomia integrale. Anche all'inizio di questa legislatura la Svp ha presentato il suo ddl, ma in più questa volta vi è stato un fiorire d'iniziative parlamentari aventi ad oggetto gli Statuti delle Autonomie Speciali, compresa la nostra.

A livello locale, va anche detto che il Pd, coinvolgendo tutta la Maggioranza, si era fatto carico di presentare, nella scorsa legislatura, una proposta di istituzione della Convenzione a livello regionale, che è servita a promuovere la discussione intorno agli strumenti partecipati di modifica della Carta Costituzionale locale. È evidente che negli ultimi mesi qualcosa è cambiato.

Il Governo Renzi ha dimostrato di essere in grado di modificare le più importanti leggi della Repubblica, senza tanti tentennamenti e questo ha convinto anche i nostri parlamentari che forse era giunto il momento favorevole per apportare alcune importanti modifiche al nostro Statuto. Molto interessante e necessario è il ddl costituzionale, che introduce l'Istituto dell'Intesa per la modifica statutaria, che in parole povere significa che nessuna modifica avviene se non si trova un accordo tra Autonomie e Stato. Di questa modifica si è fatto carico l'onorevole Bressa, trovando l'accordo più che convinto di tutte le Autonomie Speciali e la non opposizione del Governo e questo primo passo potrebbe essere compiuto già nel corso di questa legislatura.

L'altro ddl depositato al Senato, che a quanto pare trova l'accordo dei due Presidenti di Trento e Bolzano, mira a rendere le competenze, oggi attribuite alle due Province, da concorrenti in esclusive e fin qui non vi è nulla di così rivoluzionario, ma in più l'Alto Adige ha voluto che la competenza legislativa sugli Enti Locali fosse prevista in capo alle Province e non alla Regione (su questo tema bisogna essere onesti e riconoscere come già oggi la normativa dei Comuni è differente per le due Province e ogni volta che si norma, lo si fa differenziando Trento da Bolzano su tutto, perfino sulle indennità di carica di Sindaci e Assessori!).

Il tema relativamente a questa iniziativa non sta nel merito della proposta, quanto piuttosto nel metodo seguito, poco partecipato e quasi a voler anticipare la riforma futura. Va detto che i Parlamentari hanno il pieno diritto a svolgere in autonomia e senza vincolo di mandato la propria funzione, così come stabilisce l'articolo 67 della nostra  Costituzione, mentre per quanto riguarda i due Presidenti di Trento e Bolzano, l'autonomia d'iniziativa, in qualità di Presidenti, è direttamente proporzionale al sostegno della Maggioranza di cui sono espressione! Ciò detto, però, dovrebbe esserci la consapevolezza che se si procede in "ordine sparso" le possibilità che il processo riformatore del nostro Statuto vada incontro a grandi difficoltà , sono altissime.

Inoltre se il Parlamento si trova a dover esaminare più progetti di modifica statutaria, tra loro non identici, come minimo non ne fa nulla! A rendere il quadro ancora un po' più complesso, c'è l'esistenza di  due Organismi: la Consulta a Trento e la Convenzione a Bolzano e spiace notare anche, come non si sia riusciti a definire nello stesso modo il medesimo strumento attraverso il quale si è deciso di elaborare in modo partecipato la stesura del nuovo Statuto d'Autonomia. Ma a parte il nome, che è comunque significativo della volontà di differenziarsi, non si è pensato ad un meccanismo di raccordo tra Consulta e Convenzione e credo sia pericoloso pensare che tale mediazione possa essere demandata alla Commissione legislativa regionale, oggi infatti altro non c'è! Forse però, ancora più a monte, andavano chiariti, all'interno dei Partiti della Maggioranza Regionale (Svp e Parlamentari inclusi), il ruolo futuro della Regione e i rapporti tra le due Province, perché su questo non mi pare  vi siano identità di visioni.