Colonia e la mente fredda

Nel villaggio globale ci sono immagini e momenti che cambiano la percezione dei fenomeni. La scorsa estate era stata la drammatica foto del bambino siriano morto su una spiaggia turca a commuovere il mondo e a dare una svolta in senso solidaristico alla crisi dei profughi. 
Francesco Palermo, "Trentino", 16 gennaio 2016

 

In questo inverno sono gli orribili fatti di Colonia a (ri-)creare un clima di sospetto se non di astio nei confronti degli “immigrati”(termine onnicomprensivo che include cittadini di origine straniera, migranti, profughi, richiedenti protezione). 

Paradossalmente più degli attentati di Parigi, anche se a Colonia, fortunatamente, non è morto nessuno. I fatti sono gravissimi seppur non ancora del tutto chiariti. Si è parlato di stupri, poi fortunatamente “derubricati” a molestie (non per questo da giustificare, ma penalmente meno rilevanti), di furti, di molestie come “diversivo” i furti. Poi si è parlato di “immigrati” e di musulmani, ponendo un’equazione quanto meno superficiale tra le due categorie. Poi di giovani ubriachi e drogati (quanto ciò sia compatibile con l’essere musulmano è da capire…).

Pare che l’azione fosse organizzata, ma non è ancora chiaro da chi e per cosa. Il punto è che nella piazza centrale di Colonia sono state compiute azioni gravissime la notte di capodanno da un gruppo di maschi ubriachi, molti dei quali stranieri e di religione islamica. Basta per preoccuparsi e molto. Non per invocare leggi speciali e provvedimenti draconiani di natura collettiva. Quando saranno meglio chiariti i contorni e i dettagli degli eventi occorrerà ragionare a mente fredda su come punire i colpevoli e su come prevenire episodi simili. Per il primo aspetto gli strumenti esistono, per il secondo è tutto molto più difficile.

Che ci sia un problema molto serio di integrazione e che questo sia probabilmente destinato ad acuirsi (tanto più se accadono episodi del genere, e se le risposte sono impulsive) è fuori dubbio. E proprio per questo è indispensabile ragionarci a mente fredda. Anche a costo di dare l’impressione di non essere immediatamente reattivi. Purtroppo la mente fredda è spesso in contraddizione con le esigenze politiche di mostrare decisionismo, anche in un Paese tradizionalmente meno “emotivo” come la Germania. Ma attenzione perché la società è come un grande corpo e la medicina sbagliata somministrata sotto l’impulso della fretta può uccidere.

Il drammatico episodio di Colonia è il miglior regalo fatto all’estrema destra tedesca in vista delle ormai non lontane elezioni federali del settembre 2017 e di quelle non meno significative che le precederanno in diversi Länder (8 elezioni regionali da qui ad allora). E più in generale è un regalo a tutti coloro che vedono nella società multiculturale un male e propongono come terapia l’amputazione dei suoi “corpi estranei”. Dimenticando che se anche così fosse, la penetrazione della diversità è ormai tale che qualsiasi intervento chirurgico determinerebbe la morte del paziente.

Purtroppo servono risposte meditate. Che richiederanno tempo e, prima di tutto, un chiarimento culturale di fondo, costringendo a porsi domande scomode. La molestia sessuale perpetrata da un ubriaco straniero è più grave di quella dell’ubriaco nostrano all’Oktoberfest? Quando molti, compresi autorevoli commentatori, descrivono le vittime come “le nostre donne” non stanno forse facendo un atto di prepotenza maschilista culturalmente non dissimile da quello dei molestatori? Quali sono i limiti invalicabili dei valori di una società di cui chiedere il rispetto, e attraverso quali strumenti? Di quanta intolleranza all’intolleranza ha bisogno una società tollerante? L’integrazione riguarda solo gli “immigrati” o coinvolge tutta la società?

Certo le cose cambiano in fretta. Nel corso del 2015 i raduni di Pegida sono stati sempre meno frequentati. Proprio a Colonia erano cessati del tutto, come a Francoforte e a Düsseldorf. Prima di capodanno. Basta un attimo nel villaggio globale per dover ricominciare da capo. Ma ciò nonostante pensare prima di agire è l’unico modo per non avere risposte controproducenti.