#TerzoStatuto, Trento «insegue» Bolzano

Lo Statuto di autonomia è unico per il Trentino e per l'Alto Adige, ma la discussione su quanto e come riformare l'atto fondamentale, che sta alla base dell'autonomia speciale, ognuna delle due Province se la organizzerà in proprio e separatamente, con l'auspicio - per ora c'è solo questo - che le elaborazioni partorite sotto e sopra Salorno possano riuscire a trovare una sintesi condivisa da tutti. Dorigatti: "Può essere una grande opportunità per il Trentino, sia per le forze politiche che per le parti sociali, per discutere del Terzo Statuto e rispondere anche così agli attacchi che l'autonomia subisce costantemente".
L. Patruno, "L'Adige", 26 settembre 2015


Gli ostacoli a una modifica organica dello Statuto, infatti, prima ancora che a Roma - in Parlamento - nascono qui. E in particolare sono legate all'idea, che resta diversa fra Trento e Bolzano, sul ruolo da dare alla Regione. Non per nulla, nel febbraio scorsi è stato accantonato il documento, risultato del gruppo di lavoro politico-tecnico ( vedi pezzo a fianco ), che oltre alla definizione più puntuale delle competenze di Province e Regione proponeva di inserire nello Statuto un potere di «raccordo» da dare alla Regione su tutta una serie di materie di interesse comune che le due Province avrebbero dovuto definire (come rifiuti, ambiente, infrastrutture, trasporti).
Ad aprile, poi, il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato un disegno di legge per l'istituzione di una «Convenzione per la riforma dello Statuto del Trentino Alto Adige» , ovvero un organismo farraginoso e ampio, composto da 33 persone (scelte tra i consiglieri provinciali e poi rappresentanti delle categorie e della società civile), a cui affidare il compito di «esaminare una bozza» di «adeguamenti istituzionali» e «integrazioni» dello Statuto e promuovere un dibattito pubblico. I sudtirolesi - Svp in testa - hanno infatti rifiutato l'idea di costituire una «convenzione» su base regionale per elaborare un testo, da proporre poi ai due consigli provinciali e a quello regionale per attivare il procedimento di modifica previsto dall'art. 103 dello Statuto stesso.
Il Trentino, lasciato fuori dalla convenzione altoatesina, sta ora dunque cercando di seguire le orme della Provincia di Bolzano istituendo una sua «convenzione», che qui si è deciso di chiamare «Consulta per lo Statuto speciale» e di limitarla a 22 componenti, tra cui 8 consiglieri provinciali.
La bozza del disegno di legge istitutivo della Consulta, concordata tra il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, il vicepresidente Walter Viola e il presidente della Provincia, Ugo Rossi, è stata consegnata nei giorni scorsi ai consiglieri provinciali per le eventuali osservazioni. Visto che a Bolzano la Convenzione c'è già, a Trento si sta rincorrendo.
«Penso - spiega il presidente Bruno Dorigatti - che se c'è l'accordo di tutti possiamo riuscire a portare il disegno di legge in commissione e poi arrivare all'approvazione in aula entro la fine dell'anno. Può essere una grande opportunità per il Trentino, sia per le forze politiche che per le parti sociali, per discutere del Terzo Statuto e rispondere anche così agli attacchi che l'autonomia subisce costantemente. Io mi auguro che questo confronto possa rendere più coeso il Trentino, che le forze politiche si confrontino a un livello alto e non solo sulla base di interessi di bottega e questo naturalmente insieme alla sintesi, che spero si possa poi trovare con Bolzano: dobbiamo cercare di guardare meno al presente e più al futuro». 
Dorigatti, comunque, è realista e dice: «Se come sostiene qualcuno, visto il clima che c'è a livello nazionale, questo è il momento meno opportuno per mettere mano allo Statuto perché rischiamo di perdere ciò che abbiamo, si può comunque tenere conto del risultato di questo lavoro per tempi migliori. Non è che dobbiamo avviare subito il procedimento di modifica dello Statuto».
E comunque per arrivare a vedere un qualche risultato del lavoro della Convenzione altoatesina e della Consulta trentina di tempo ne passerà non poco. 
Il consiglio provinciale deve ancora approvare la legge, Dorigatti prevede che ci vorrà qualche mese per scegliere chi ne farà parte, poi la legge stabilisce che ci sia tempo 90 giorni dalla prima seduta per per elaborare un documento preliminare che sarà poi sottoposto al processo partecipativo che durerà 6 mesi. La Consulta dura in carica 12 mesi e se necessario altri 12. Insomma, se va bene si arriverà a qualche conclusione nel 2017. Poi ci sarà da cominciare ancora tutto il lavoro di confronto con Bolzano. Campa cavallo.