NICOLETTI: «Il dato politico è che nell'atto della modifica dell'assetto della giunta c'era stata una richiesta unanime del coordinamento del Pd al presidente Rossi di far seguire un ragionamento politico che non c'è stato. Questo mi sembra un elemento di debolezza e non di forza e mi auguro che alla ripresa dell'attività questa riflessione collettiva ci sia sulle grandi strategie, a cominciare dalla Valdastico e dalla sanità».
L. Patruno, "L'Adige", 24 agosto 2015
Il deputato del Partito democratico, Michele Nicoletti, è convinto che il Pd non possa andare avanti come niente fosse accaduto, dopo la revoca delle deleghe all'assessora alla salute, Donata Borgonovo Re, che è stata rimpiazzata velocemente dal presidente della Provincia con un altro consigliere Pd, Luca Zeni, senza che vi fosse alla base alcun ragionamento politico condiviso su come proseguire l'azione della giunta.
Onorevole Nicoletti, lei cita innanzitutto la Valdastico. Il presidente Rossi ha detto che vuole sapere una volta per tutte se per il Pd la Valdastico è "una questione dirimente" per il futuro della giunta. È una questione dirimente?
Ovvio che lo sia. La Valdastico è una questione cruciale, non si deve fare, non c'è dubbio che il Pd sia contrario. Il 31 agosto ci ritroviamo come partito su questo punto e prenderemo posizione. Non è nel programma e sovverte la logica dell'investimento sulla ferrovia che rientra nella nostra visione strategica della collocazione del Trentino rivolta al Nord e sull'area tedesca in particolare, per cui la via di comunicazione da privilegiare è l'asse del Brennero con il grande progetto europeo del tunnel e dell'alta capacità per il trasporto delle merci per non incentivare il traffico sull'area alpina. Anche la scelta del trilinguismo ha un senso se va prioritariamente in quella direzione. Ora si tratta di capire se tutti riteniamo che questa strategia c'è ed è prioritaria. A livello nazionale, in sede politica, quello che abbiamo sempre detto al governo e al ministro Delrio, insieme alla Svp, e con l'associazione degli amici del tunnel del Brennero, è questo.
Ma il presidente Rossi dice che è proprio il ministro Delrio, che è del Pd, a volere la Valdastico assieme al Veneto. Non è così?
Mi sembra buffa questa cosa. Rossi ci gioca. Il governo Berlusconi ha inserito la Valdastico tra le opere prioritarie e questo risulta impegnativo per il governo. Però noi abbiamo sempre detto che al di là delle valutazioni che ci vedono, per quanto mi riguarda, totalmente contrario alla Valdastico, comunque esiste un problema di priorità sulla ferrovia. E gli investimenti devono essere fatti sulla ferrovia. Stiamo lottando per un maggiore finanziamento europeo anche sulle tratte d'accesso non solo sul tunnel. C'è Verona e c'è la Provincia di Bolzano che si stanno muovendo molto per quest'opera, mentre la Provincia di Trento è ferma.
Cosa non fa la Provincia di Trento?
Non abbiamo riscontri politici che la Provincia stia mostrando interesse e presenza sulla realizzazione delle tratte d'accesso al tunnel del Brennero che attraversano il territorio trentino. Non si vede neanche un grande coinvolgimento delle comunità locali e delle compensazioni. A Rossi dico: che senso ha evocare la disponibilità del ministro Delrio sulla Valdastico. Noi siamo passati dalla logica del ricorso della Provincia alla Corte costituzionale contro la Valdastico a un dire: la vuole il ministro Delrio e dunque il Pd si adegui. Sarebbe un paradosso che una Provincia guidata da un presidente autonomista lasciasse fare la Valdastico perché la vuole Roma e la vuole il Veneto. A meno che non sia un modo per attribuire ad altri la responsabilità di scelte che la giunta vuole fare: ma allora lo si dica chiaramente.
Lei non pensa che possa essere anche «utile al Trentino» come sostengono Rossi e Gilmozzi se si aggiunge la bretellina verso Caldonazzo e si fa l'uscita a Trento sud?
No. Noi siamo contrari a un ulteriore attraversamento autostradale del territorio alpino e convinti che non risolva il problema della Valsugana. Se si deve andare a discutere con Delrio è più utile parlare delle barriere antirumore a Trento e Rovereto lungo la ferrovia. Io aprirei le trattative con il governo a quel tavolo sulle mie priorità non su quelle di altri: e la priorità per il Trentino è la ferrovia e la realizzazione delle tratte d'accesso sul nostro territorio e fino a Verona.
In questi giorni in Trentino un altro tema caldo è quello dell'accoglienza dei profughi. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, sta avendo seguito anche fra i trentini con i suoi slogan «stop invasione». Lei come risponderebbe?
Tutti stanno riconoscendo che ci troviamo di fronte a una delle più grandi tragedie umanitarie dopo la fine della seconda guerra mondiale. Quindi affrontarla agitando il tema della paura nei confronti dei profughi anziché la preoccupazione di come noi possiamo soccorrere queste persone mi sembra irresponsabile e inaccettabile. Questo atteggiamento mi sembra per altro estraneo alla cultura trentina. Noi possiamo fare solo un "pezzettino" ma possiamo farlo bene mobilitando la società civile oltre alle istituzioni e dovremmo impegnare la protezione civile.
I sindaci sono preoccupati per il numero destinato a crescere perché non si vede una soluzione. Il sindaco di Cles ieri ha usato il termine prendere "in deposito" queste persone perché è tutto provvisorio e non si chiede integrazione. È così?
È un po' triste questa espressione. Non sono scorie radioattive che vanno stoccate un po' per ciascuno. Sono persone che scappano dalla guerra non clandestini. Sono stato nei giorni scorsi nei campi profughi in Turchia a confine con la Siria. Ho incontrato una sindaca di un paese dove il numero dei profughi siriani era già più del numero degli abitanti. Lei mi ha detto: «Non sappiamo più dove metterli, ma se li rispediamo indietro sappiamo che saranno uccisi dall'Isis».