TRENTO – E' di questi giorni la polemica che ha preso il via su alcuni blog e su alcune pagine Facebook rispetto al progetto Educare alla relazione di genere, percorso educativo che la Provincia autonoma di Trento mette a disposizione delle scuole, alle quali risponde l'assessora alle Pari Opportunità, Sara Ferrari. La polemica, mossa da articoli e da una conferenza stampa di Fratelli d'Italia, considerava il progetto “pericoloso”, perché – si legge in uno degli articoli – si introdurrebbe «l’ideologia gender con lo spettro del bullismo omofobico».
http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/, 15 giugno 2015
Risponde con un comunicato l'assessora Sara Ferrari, diffuso tra gli organi di stampa ma anche attraverso la sua pagina FB, chiarendo sia il percorso educativo che la sua posizione nei confronti della cosiddetta “ideologia gender”.
«Scrivo per dire basta alle bugie che stanno facendo circolare circa la supposta "pericolosità" di questo progetto – si legge nella nota – bisogna precisare con assoluta decisione che l'educazione alla corretta relazione tra bambine e bambini, tra ragazze e ragazzi non c'entra niente con l'educazione alla sessualità, non riguarda il tema della omofobia.(I corsi su questo li gestisce da moltissimi anni con competenza e serietà l'Azienda sanitaria)».
Nel comunicato si spiegano le motivazioni e le necessità di attivare percorsi come questo nelle scuole, dove crescono i bambini e le bambine di oggi che saranno gli uomini e le donne di domani: «Se anche voi pensate che la violenza sulle donne, fenomeno che attanaglia anche il nostro territorio, sia una piaga ignobile da sconfiggere, bisogna costruire una cultura del rispetto tra i due generi. Nelle scuole si va a spiegare che i maschi e le femmine, nel rispetto delle loro naturale diversità, hanno lo stesso valore».
La nota di Sara Ferrari prosegue sottolineando come gli stereotipi di genere ancora condizionino i giochi, gli studi, le vite delle bambine e dei bambini e come per superarli ci sia necessità di cultura e nuove visioni, che sappiano andare oltre i modelli culturali ancora proposti dai media: «Non c'è un destino dettato dalla natura che decide che ci sono giochi da femmina o da maschio, sport da femmina o da maschio, materie per cui sono più portati i maschi o le femmine, professioni da femmina o da maschio. Siccome però i nostri figli crescono ancora sentendo dire queste cose, nei loro libri di scuola sono ancora le mamme che fanno le torte e i papà che vanno a lavorare, la televisione veicola ruoli sociali decisamente stereotipati, ed è in questa cultura che formano le proprie aspirazioni e si immaginano da grandi piloti o maestri, astronauti o calciatori, ballerini o avvocati, l'importante e che le loro proiezioni e quindi anche le scelte scolastiche e formative che faranno siano guidate dai loro veri talenti e non da un condizionamento sociale e culturale che li orienta, senza che nemmeno se ne accorgano, in una direzione più "adatta ai maschi o alle femmine". Penso che sia giusto spiegare loro come stanno le cose e che poi scelgano in libertà e consapevolezza quali scelte scolastiche fare, quali ruoli sociali e professionali costruirsi, valorizzando le individuali propensioni che sono esortati a scoprire in se stessi, piuttosto che secondo quello che va meglio per loro in quanto appartenenti ad un genere piuttosto che ad un altro».
Le righe dell'assessora concludono chiarendo che il percorso tratta di questi argomenti e nient'altro e che il progetto, scelto e richiesto dagli insegnanti, viene condiviso sia all'inizio che alla fine con le famiglie dei ragazzi che vi prendono parte.
L'ultima riga è un p.s.: «L'ideologia gender non esiste, è un'invenzione».
Il bando per l'attivazione dei percorsi per l'anno 2015/2016 nelle scuole trentine è aperto dal 29 maggio al 20 giugno.