ROVERETO - «Laezza candidato, ma non con noi»

«Giovanni Laezza mi aveva chiesto un incontro già un mese fa: gli dissi che ognuno è libero di candidarsi, ma una candidatura a sindaco non si costruisce così». L'avvocato Paolo Mirandola, capogruppo del Pd in consiglio comunale replica all'intervista a Giovanni Laezza pubblicata ieri dal nostro giornale. Ed è una chiusura, ancora più netta visto che i due hanno un legame di amicizia. 
"L'Adige", 28 dicembre 2014


Avvocato, che cosa disse precisamente a Laezza?
Di fatto cose già dette anche da Miorandi. Che ognuno è libero di candidarsi, ma noi siamo una struttura, un partito che ha preso delle decisioni. E se vogliamo, le cose sono state decise anni fa insieme all'Upt dell'epoca, con il giovane Michelini, con l'Udc poi diventata Adc, con il Patt. Questi partiti lavorarono per mesi per ricostruire una autorevolezza dei partiti. Quella fatica di allora sortì la coalizione di centrosinistra di oggi. Ma il dato concreto è che all'indomani della definizione della giunta, al primo vertice di coalizione, proprio l'Upt cominciò a scatenare contestazioni. Proprio loro che avevano assessorati pesanti come il patrimonio e i lavori pubblici, come ce li hanno ancora oggi. La contestazione di quell'Upt è andata avanti fino a quando due consiglieri, Volani e Galli, non se ne sono andati. Ma sono rimasti in giunta il vicesindaco e assessore, peraltro con stima reciproca.
Lei come legge questo desiderio dell'Upt di cambiare?
Non lo so spiegare. Ma il nostro scopo non fu allora di affidare al sindaco i pieni poteri di un'amministrazione. Abbiamo fatto una squadra molto giovane, un salto generazionale, con persone sotto i 40 anni, con un rinnovamento totale della vecchia classe dirigente. E ognuno ha lavorato sui propri settori di competenza, nel pieno di una delle crisi più pesanti del dopoguerra. 
E Laezza, davanti al suo ragionamento che cosa le ha detto?
Ha ripetuto che vuole essere sindaco, le stesse cose che ha detto a «l'Adige». Noi però siamo una squadra, un intellettuale collettivo che esamina le cose, discute e poi decide. Il nostro programma «10x10» ha portato il circolo Pd di Rovereto a ritenere che questo assetto attuale, con il sindaco Miorandi che lo rappresenta, ha tutti i pregi per andare avanti. Abbiamo fatto cose enormi, guardate l'ex Stazione delle corriere che trasformerà il centro di Rovereto. Ci si rende conto che cosa era diventata? Penso poi ai parcheggi di cui tutti si lamentavano e oggi al Follone abbiamo messo centinaia di parcheggi. La Fondazione museo civico poi è stato un lavoro di tessitura durato più di un anno. C'è la problematica di Dolomiti energia, ad altissima complessità, che una volta era affidata alle lobby. Noi abbiamo fatto un ragionamento costantemente con il Patt e l'Adc, mai nessuno ha pensato di andare per conto proprio, sono ragionamenti fatti insieme.
Tuttavia la candidatura di Laezza vi mette in difficoltà...
Io credo che ci siano tutti i presupposti perché questa amministrazione venga confermata. Abbiamo assessori che hanno lavorato bene, come Fabrizio Gerola che ha portato a compimento politiche sociali proposte da Sabina Chiasera, penso al lavoro fatto sull'urbanistica, sui lavori pubblici, sulla cultura. L'Upt invece ha una opinione di sindaco come «uomo solo al comando». 
Dicono che è un sindaco che non piace.
Affari loro. Quell'Upt migliore dell'esordio, nei gangli c'è ancora, anche se hanno cambiato quattro segretari locali. Hanno avuto un sommovimento tellurico, per ultimo è arrivato Roberto Maffei, che per noi ha la responsabilità di aver creato quella situazione di crisi da cui ci siamo risollevati. Nessuno di noi vede le condizioni per un avvicendamento forzato, ci sono alcune incompiute. La questione del Mart ad esempio. Non siamo in quella situazione di anni fa in cui il denaro scorreva a fiotti. Ma noi siamo la città del Mart. Ma quando mai Rovereto è uscita sui giornali nazionali se non per il suo museo?
Tornando a Laezza: quindi il vostro è un no?
Noi le decisioni le assumiamo insieme, ed è impensabile che noi si faccia marcia indietro rispetto alle decisioni del circolo Pd e alle componenti della coalizione. Ci siamo incontrati diverse volte.
E se l'Upt dovesse rompere?
Se ne assume tutte le responsabilità. Teniamo conto che Laezza si candida alla soglia dei 60 anni, dopo che alle scorse elezioni abbiamo candidato Andrea Miorandi poco più che trentenne. Tutti hanno diritto di candidarsi, io non sono per il nuovismo a tutti i costi, ma credo che la fascia di età tra i 35 e 50 anni vada maggiormente valorizzata. Non stiamo interpretando la canzone di Enzo Iannacci «vengo anch'io, no tu no». E ci sono anche altre cose da chiarire...
Cioè?
Penso all'accoglienza dei profughi: siamo stati solo noi in consiglio comunale a tenere il punto sulla questione dei diritti umani. Non possono essere solo Papa Bergoglio, padre Ferrari o il decano don Nicolli a fare questa battaglia. Con loro si è creato un pensiero che coincide. Su questi temi non è possibile fare un passo indietro e non è possibile una concertazione, perché l'urgenza preme, dobbiamo essere celeri prima che la gente muoia, poi si potrà discutere. Penso anche ai mercatini. C'è stato un attacco sistematico al vicesindaco Daicampi da parte dell'Upt, ma vediamo i risultati: locali esauriti, ritoranti pieni. In concreto, loro si sono già sfilati da tempo.