Il Pd è davanti all'incubo primarie

Il caos esploso nel Pd con le dimissioni dei vertici, dopo i passaggi drammatici che hanno portato all'elezione del presidente della Repubblica, e il rischio scissione investono il partito anche a livello trentino, sovrapponendo alla discussione che era in corso, su chi scegliere come candidato alla presidenza della Provincia, anche il dibattito congressuale per definire la nuova fisionomia e leadership del partito.
L. Patruno, "L'Adige", 23 aprile 2013

E in questo clima, la domanda che ci si pone è se le primarie nel Pd non rischino di fare più male che bene a un partito, che agli occhi dell'opinione pubblica appare oggi diviso, se si tradurrà in un'occasione di scontro.
Il presidente del Pd trentino,  Roberto Pinter , convocherà l'assemblea provinciale del Pd per venerdì o sabato di questa settimana, al rientro del segretario Michele Nicoletti e del presidente della Provincia, Alberto Pacher, da Roma. E si discuterà proprio di primarie, come era previsto ma tenendo conto anche degli sviluppi nazionali degli ultimi giorni. Pinter è problematico. Lo era già prima, ma ora ancora di più. «Tenere fissa la scaletta - osserva - come nulla fosse successo mi sembrerebbe sbagliato. Non sto dicendo che non si devono fare le primarie, ma che c'è bisogno di confrontarci e di porti il problema se non rischino di indebolire il Pd. Questo non significa blindarci o chiuderci nel fortino, ma trovare il modo per dare un segnale di cambiamento e di capacità di governo insieme, tenendo conto di quanto accade nel Paese. I cittadini chiedono cambiamento ma anche che dimostriamo che sappiamo governare». Secondo Pinter, inoltre, quanto accaduto a Pergine, dove Pd, Patt e Upt hanno dimostrato tutti errori e debolezze al loro interno, insegna, al di là delle dinamiche locali, che la chiave di volta è la coalizione.
L'assessore provinciale all'industria e aspirante candidato alla successione di Dellai,  Alessandro Olivi , trova un ulteriore motivo alle sue perplessità sull'ipotesi di primarie interne al Pd nei guai che il partito sta attraversando sul piano nazionale. «Non esistono dogmi e pratiche certificate - dichiara Olivi - a prescindere dal contesto. Io penso che in questo momento la priorità del Pd trentino sia quella di recuperare rapidamente l'immagine di un partito unito e compatto al suo interno, di fronte alla demolizione in parrocchie e parrocchiette alla quale abbiamo assistito sul piano nazionale. Proprio per questo - aggiunge l'assessore - le primarie del Pd rischiano di trasformarsi in una competizione tra correnti per l'affermazione di leadership individuali invece di dare l'idea di un progetto unitario del Pd per il governo del Trentino con cui presentarsi alle primarie di coalizione nel confronto con gli altri».
Di tutt'altra opinione è  Luca Zeni , capogruppo provinciale del Pd e anche lui in corsa per la presidenza della Provincia, che al contrario pensa che proprio gli scontri esplosi tra le correnti del partito nazionale sono un motivo in più per fare le primarie. «Spero che la lezione del Pd romano - dice infatti Zeni - sia stata capita anche a Trento. Non viviamo in un'isola e il clima lo conosciamo, nonostante le sensibilità diverse che abbiamo, ma per non cadere in questi istinti autodistruttivi, non dobbiamo chiuderci. Non dobbiamo avere l'ansia del confronto con i cittadini altrimenti il rischio è quello di scollegarsi dalla società e di non capirla più. Qui dobbiamo cercare di evitare gli errori del partito nazionale». Luca Zeni, che alle primarie del dicembre scorso aveva sostenuto Matteo Renzi, ieri ha apprezzato l'intervista a  Repubblica  in cui il sindaco di Firenze lancia la sua sfida per rifondare il Pd e per il governo del Paese. «L'analisi di Renzi è condivisibile - dichiara - il Pd due mesi fa è stato votato da 10 milioni di persone e non è riuscito a dare un governo al Paese perché la sua classe dirigente è andata nel panico per Grillo e le sue iniziative che mirano a spaccare il Pd. Non ha senso inseguirlo né Vendola che ha preso il 3%. La priorità - continua Zeni - per noi deve essere un governo e fare le riforme». Sul partito Zeni conclude: «Non so se ci sarà il congresso a giugno, ma al di là che Renzi si candidi o meno in prima persona alla segreteria, quella è la linea che condivido, perché recupera lo spirito originario. Barca vuole spostarci a sinistra: già provato e non è vincente».