di Margherita Cogo, Sara Ferrari, Laura Froner, Brunella Clementel, Barbara Grassi e Emanuela Corradini, "Trentino", 8 marzo 2011
Caro Presidente, in occasione della giornata della donna desideriamo innanzitutto esprimere solidarietà e sostegno ad un esponente della tua giunta l'assessore Beltrami, poi offrirtri 10 buoni motivi per nominare molte donne nei consigli di amministrazione delle società pubbliche.
Premettiamo però alcune considerazioni generali.
La questione femminile oggi non ha più nulla a che fare con le vecchie rivendicazioni di genere. Oggi la questione femminile è questione di competitività, di ripresa economica, di crescita del PIL e per la ripresa economica sono necessari tutti i talenti, senza esclusione di genere.
Inoltre, secondo noti studi (Catalyst e Mc Kinsey) è emerso che le società con una maggior presenza femminile fra i consiglieri hanno di solito performance migliori della media delle società con la più bassa presenza di donne nei board e che le performance sono notevolmente migliori nei cda con tre o più donne (ci riferiamo sempre al 30%), perché in questo caso la “massa critica” fa davvero la differenza.
Inoltre, le donne in posizione di comando usano più degli uomini ben 5 delle 9 qualità necessarie all’esercizio della leadership (1. processo decisionale partecipativo, 2. role model, 3. ispirazione, 4. aspettative e ricompense, 5. crescita delle persone, 6. stimoli intellettuali, 7. efficienza della comunicazione, 8. processo decisionale individuale, 9. controllo e azioni correttive), dall’attenzione allo sviluppo delle potenzialità degli altri, alla capacità di condividere le decisioni, mentre gli uomini solitamente si concentrano su 2 tipi di approccio: il processo decisionale individuale, il controllo e le azioni correttive.
I comportamenti più frequenti nella leadership femminile migliorano, ad esempio la gestione del team, l’ambiente di lavoro e il senso di responsabilità ed esiste una correlazione diretta tra presenza di almeno 3 donne nei managment e miglioramento dell’organizzazione aziendale e quindi delle performance delle società.
Dunque, caro Presidente, eccoti ora riassunti 10 buoni motivi per nominare le donne nei cda delle società pubbliche, sempre in base ai noti studi.
1. mettono in essere processi decisionali partecipati (sanno coinvolgere il personale nelle decisioni e lo rendono partecipe della missione dell’ente);
2. sanno presentare modelli di ruolo a cui ispirarsi;
3. sono consapevoli e sanno interpretare le ispirazioni individuali;
4. sanno riconoscere le aspettative dei collaboratori e sanno riconoscerne l’apporto;
5. riescono a creare squadra aiutando a migliorare le performance individuali, favorendo la creatività e l’innovazione;
6. offrono i necessari stimoli intellettuali per meglio svolgere il lavoro;
7. sanno utilizzare efficacemente gli strumenti della comunicazione;
8. sono capaci di assumersi responsabilità decisionali;
9. svolgono un’azione efficace nel controllo dell’azienda e mettono in atto le azioni correttive;
10. ed infine l’ultimo motivo, non previsto dai noti ricercatori ma che a noi sembra molto importante: il rispetto degli impegni elettorali presi e il programma di legislatura, che parla proprio della presenza di genere nei cda pubblici nella misura del 30%.
Infine, caro Presidente, se non vi sarà una massa critica di donne nei cda non sarà solo sconfortante per noi donne, ma sarà un danno economico per la nostra Provincia rendendo meno competitive le nostre società pubbliche.
Con grande fiducia.
Margherita Cogo (consigliera prov. PD) Sara Ferrari (consigliera prov. PD) Laura Froner (deputata PD) Brunella Clementel (presidente Donne IdV) Barbara Grassi (presidente Donne in Cooperazione) Emanuela Corradini (presidente Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda)