Michela Calzà e Alessio Manica: Commercio trentino sempre più in crisi, si istituiscano gli Stati Generali per trovare soluzioni condivise

I recenti dati presentati dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di Commercio di Trento  fotografano una situazione sempre più in declino per quanto riguarda il commercio al dettaglio, soprattutto con riferimento ai piccoli esercizi delle zone montane e semimontane delle valli trentine.
Trento, 19 aprile 2024

 

Dal 2010 e al 2023, il settore ha perso 764 negozi, di cui 134 nel solo 2023. In termini assoluti si è passati da 5.997 negozi nel 2010 ai 5.233 di fine 2023.

Nello specifico si riscontra che l’andamento delle attività commerciali interessa in modo disomogeneo i diversi ambiti territoriali. Le Comunità più colpite risultano essere quelle più periferiche, come la Valle di Fiemme (-22,4% negozi in 13 anni), la Valsugana e Tesino (-21,2%), le Giudicarie (-19,4%) e la Val di Non (-18,6%), mentre la Rotaliana, la Paganella e l’Alto Garda e Ledro esprimono una maggiore capacità di tenuta. I due comuni di Trento e Rovereto, considerati insieme, ospitano il 28,6% degli esercizi commerciali in sede fissa dell’intera provincia e il 34,9% della superficie di vendita.

Per contro è significativamente aumentata la superficie media dei punti vendita (da 114 mq nel 2010 a 141 mq nel 2023), indice della presenza di grandi catene di negozi che si insediano nel territorio, talvolta a danno dei negozi di vicinato a gestione familiare. Inoltre le imprese che in Trentino lavorano con il commercio on-line sono aumentate esponenzialmente (da 55 a 294) e si pongono in concorrenza con il commercio tradizionale che si trova a combattere anche con burocrazia, affitti, tasse, bollette di energia e gas.

La Giunta provinciale è intenzionata ad intervenire su questo importante comparto, presidio anche della socialità nelle piccole comunità delle valli trentine? Era il 2010 quando è stata approvata la nuova legge del commercio (la cd “Legge Olivi”) nella quale è stato costruito un modello a misura di territorio coinvolgendo i Comuni, le imprese e i lavoratori che avevano, ad esempio, condiviso un processo di autoregolazione degli orari e delle aperture domenicali basata sul considerare prioritari i valori costituzionali della qualità dell’ambiente, del lavoro e della tutela della piccola distribuzione locale.

Forse, a distanza di quasi 15 anni, vista anche la situazione e i profondi cambiamenti avvenuti a livello globale, sarebbe ora di lavorare ad un aggiornamento della normativa, adeguandola alle nuove esigenze e alle nuove sfide del commercio.

La situazione venutasi a creare, e registrata dalla Camera di Commercio, testimonia anche i limiti oggettivi di una politica, come quella provinciale, affidata solo alla risoluzione dei problemi quotidiani e priva invece di qualsiasi capacità programmatoria e di comprensione, sul medio-lungo periodo, dell’andamento economico e delle sue incognite.

Governare a nostro avviso significa anche programmare, avendo chiaro un disegno di prospettiva anche per un settore così strategico come quello commerciale.

In tal senso, proponiamo e chiediamo alla Giunta di istituire gli Stati generali del Commercio,  coinvolgendo nel dibattito pubblico operatori economici, lavoratori, associazioni di categoria, rappresentanze e istituzioni locali, guardando anche alle esperienze più evolute a livello nazionale ed europeo, con l’obiettivo di tutelare un settore così importante per il nostro territorio in tutte le sue forme, comprenderne a fondo i problemi e le evoluzioni e aggiornare la normativa e gli strumenti di supporto provinciali.