«Sicurezza, servono controllo e repressione ma senza rinunciare all’accoglienza diffusa»

TRENTO Nel bilancio di fine anno, il commissariato del governo aveva sottolineato il trend positivo: nel 2023 i crimini in Trentino sono diminuiti di oltre il 10% e a Trento, negli ultimi cinque anni, sono addirittura calate di un terzo le denunce per traffico di stupefacenti. Tuttavia, secondo Franco Ianeselli, ci sono riflessioni da fare al di là dei numeri.
E. Pruner, "Corriere del Trentino", 11 gennaio 2024

 

A partire dagli «eventi che contano simbolicamente più di altri», spiega il sindaco di Trento, in grado di alterare nei cittadini la percezione della propria sicurezza. Come la maxi-rissa tra le vie del centro, che lo scorso 29 dicembre ha coinvolto una trentina di persone, o — ultima in ordine di tempo — la rapina subita da due fidanzatini quindicenni al parco San Marco. Che però ha visto l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine: «Ancora una volta — è il ringraziamento del sindaco — le nostre forze dell’ordine hanno dimostrato di presidiare in modo attento il territorio e di essere un punto di riferimento fondamentale per tutti i cittadini».

Tenendo gli occhi sui numeri, Ianeselli fa il punto: «Con il calo dei reati dovrebbe essere aumentata anche la percezione di sicurezza, ma ci sono fatti che scuotono e non mi interessa dire che la paura non c’è». Questo non significherebbe «che la città sia cambiata o che ci sia il rischio di vederla deserta». Al contrario, precisa il primo cittadino, «la città è viva, basta guardare quello che è stata negli ultimi giorni, con le critiche arrivate perché la gente era troppa». Eppure la situazione non sarebbe «da sottovalutare»: «È importante che le istituzioni, ciascuna con le proprie competenze, diano risposte forti — prosegue — Per le persone penso che conti tanto vedere la presenza fisica delle forze dell’ordine. Bisogna lavorare sui fronti di prevenzione, controllo e repressione. Non ho alcun problema a usare questa parola». E sulla possibilità di agevolare i rimpatri nei casi di crimini gravi, il sindaco non si nasconde: «Se può essere una delle soluzioni? Mi pare chiaro».

Ogni misura, però, sarebbe da integrare in un più ampio sistema di accoglienza diffusa: «Il punto è questo — taglia corto Ianeselli — Concentrare decine e decine di persone nel capoluogo, in un’unica struttura, aumenta l’insicurezza e contribuisce a creare problemi di ordine pubblico. Fermo restando che, anche ai fini della sicurezza, più c’è integrazione e più diminuiscono le probabilità di eventi negativi per la comunità». Da considerare, dunque, ci sarebbe anche uno sfondo politico: «Tra alcune forze politiche ci sono imprenditori della paura, anche in consiglio comunale. Per loro è un circolo perfetto: avvengono fatti gravi, si dimostrano preoccupati e danno la colpa al sindaco, dicendo che il problema è il buonismo. L’impegno è invece sempre uno: non soffiare sulle paure delle persone, ma lavorare per superarle».

Il sindaco però allarga la prospettiva: «Ricordiamoci che non c’è solo la criminalità visibile. Ho una certa preoccupazione per le infiltrazioni in città della criminalità organizzata , di cui ci sono già segnali. Questa non si presenta con il volto di chi spacca una vetrina, ma è molto pericolosa per il tessuto urbano».

La rigenerazione della sicurezza urbana passerebbe anche dai commercianti, a detta di Ianeselli «presìdi importanti, perché l’attività dei negozi contribuisce a occupare positivamente gli spazi». In rappresentanza della categoria, Gianni Gravante ricostruisce il clima, «non certo dei migliori», in cui vivono gli esercenti del centro: «Nell’ultimo periodo — spiega il presidente regionale di Federmoda di Confcommercio — c’è più bisogno di controllo continuo rispetto al passato». La ricetta, quindi, sarebbe soltanto una: «Presidiare costantemente il territorio con le forze dell’ordine, per far capire che la società non gradisce certi atteggiamenti e per permettere al centro storico di essere attrattivo».

Gravante invita però a «moderare il linguaggio sulla paura»: «Quando succedono fatti gravi — precisa — si alza il livello d’allarme, com’è giusto che sia, ma la città resta vivibile».