Il bene comune come unica priorità

In questo periodo di ormai avviata campagna elettorale in vista delle elezioni Provinciali e Regionali in Trentino - Alto Adige, in programma il prossimo 22 ottobre, occorre, a mio avviso, portare una riflessione che troppo spesso viene dimenticata durante il periodo che precede il voto.
Antonio Zanetel, 30 agosto 2023

Abbiamo visto come nelle scorse tornate di elezioni regionali ed amministrative in tutta Italia abbia registrato un forte incremento in particolare una formazione politica: il partito dell'astensionismo. In tutte le ultime elezioni, questo fenomeno ha rappresentato la svolta più drammaticamente significativa. Dico drammaticamente perché la Democrazia non è solo sancire sulla carta la possibilità per tutti indistintamente di avere il diritto di voto. Essa infatti, per essere vera ed effettiva, deve registrare la più ampia partecipazione da parte della cittadinanza alla vita politica e democratica. Quando, al contrario, si verificano scenari di rifiuto della partecipazione, questo non può che essere interpretato come un fattore di forte indebolimento progressivo della Democrazia.

Personalmente mi sono interrogato su chi detiene le responsabilità di questa situazione. Non sono riuscito a darmi una risposta chiara perché le responsabilità sono ovviamente molteplici, anche se una risalta più di tutte le altre. Ho smesso di contare le volte in cui le persone che ho incontrato, soprattutto giovani, mi hanno chiesto quale fosse il senso di andare a votare, se poi quel voto di fatto contava poco o relativamente. All'inizio mi veniva naturale cercare di dissuadere queste persone da una visione così pessimistica della politica. Poi però, riflettendoci, mi sono chiesto quale sia il messaggio che una persona, "non addetta ai lavori" e che coltiva la speranza che le cose possano cambiare, interiorizza quando vede esponenti politici o addirittura interi partiti e movimenti collocarsi non in base alle loro idee e convinzioni, ma esclusivamente secondo logiche di potere. Alcuni hanno passato anni a raccontarci che sinistra e destra non esistevano più, che le contrapposizioni tra l'una e l'altra parte politica alla fine non sono che una sciocchezza di poco conto. Io invece più vado avanti nel mio percorso politico e più mi rendo conto che non è affatto così.

È facile per qualcuno essere né di sinistra né di destra in particolare quando sta all'opposizione e la sua unica preoccupazione è quella di convincere gli elettori di essere migliore di quelli che stanno in maggioranza. Ma quando i cittadini danno ad un partito oppure, come accade in Italia e anche in Trentino, ad una coalizione la responsabilità di governare, non si può nella maniera più assoluta prescindere da un impianto di idee e da una visione chiara del presente e in particolare del futuro. Perché se non c'è una comune visione su come gestire il presente e su come costruire il futuro, allora non si farà altro che redistribuire risorse a pioggia per piccoli interventi ed opere che permettono agli enti locali di tirare a campare e che garantiscono un immediato consenso elettorale. Questo però non se lo può permettere l'Italia e tantomeno il Trentino che ha uno strumento che gli ha consentito di essere un laboratorio, sempre in evoluzione, di sperimentazione sociale ed economica e che, come scrive Giorgio Tonini nel suo volume "L'autonomia alla prova", ha sempre dato l'onere e onore alla Giunta Provinciale non solo di amministrare, come nelle regioni a statuto ordinario, bensì di governare.

Questo strumento è l'autonomia speciale, che esce indebolita dalla gestione di questi ultimi cinque anni. Quella politica che non vuole per scelta collocarsi, che si sposta in base a come tira il vento elettorale o quella politica fatta da soggetti che si mettono assieme anche se condividono poco o nulla con la sola finalità di vincere, è una politica che non crede in sé stessa. E quindi come faranno i cittadini a credere in questo tipo di politica? Semplice; probabilmente sceglieranno di non farlo, non recandosi al voto.

Penso però che si possa e si debba invertire la rotta. La politica ha la responsabilità di tornare a dare fiducia e soprattutto speranza alle persone. Lo può fare mantenendo la parola data, assumendosi le proprie responsabilità seriamente e agendo sempre con un unico scopo: il bene comune.