L'arroganza in Provincia che sottovaluta le regole

C’è una profonda differenza tra comandare e governare. A volte nell’amministrare, nel ricoprire ruoli di responsabilità nella gestione di una comunità, i risultati positivi e negativi possono non essere solo legati alle cose materiali fatte, ma essere determinati da una dimensione immateriale e forse meno visibile ai cittadini, che il proprio agire può lasciare dietro di se.
Alessio Manica, "Il T Quotidiano", 6 luglio 2023

Ad esempio la qualità del lavoro della classe dirigente politica che pro tempore governa il complesso sistema dell'Autonomia e dei suoi istituiti operativi ha risvolti che travalicano i tempi di una legislatura ed è di vitale importanza per una gestione di qualità e duratura.

Allo stesso modo il messaggio che un politico può trasmettere con il proprio operato quotidiano può di per se stesso andare oltre il caso puntuale. In tal senso, quando ho visto la modalità gestione della vicenda orso esplosa dopo l'episodio di Caldes, le modalità assunte dal Presidente e dalla Giunta mi hanno spinto ad un parallelo spontaneo ed immediato con la vicenda del Dirigente del Servizio Polizia Amministrativa nel caso del concerto di Vasco dello scorso anno. L'ho fatto perchè vi ho ritrovato un filo conduttore di arroganza e sottovalutazione delle regole che in un amministratore pubblico non dovrebbero mai esserci. A monte di qualsiasi sua azione e scelta il quadro di ciò che le regole permettono dovrebbe essere solido e prevalente.

Nel primo caso si è assistito invece, nei giorni successivi all'aggressione, ad affermazioni trancianti e sicure su soppressioni e/o trasferimenti di massa degli orsi, con un cipiglio più da selvaggio west che da territorio europeo del terzo millennio. Infatti tutte o quasi le dichiarazioni del momento si sono poco dopo infrante nelle sedi giudiziarie o nelle risposte del Governo, ben più misurate e prudenti di quelle del Presidente della Giunta. Proprio perchè non si possono mai perdere di vista le regole, le loro finalità ed il fatto che un amministratore deve operare all'interno di esse. Ma del resto sono cinque anni che agli annunci e agli sbraiti segue il vuoto pneumatico, tanto che ormai anche la montagna è stufa di partorire topolini.

Nel secondo caso invece la rimozione punitiva del Dirigente reo di avere detto la verità sui rischi per la sicurezza dei cittadini al concerto di Vasco, e quindi di avere osato intralciare il capriccio elettorale del Presidente, si è infranta per ben quattro volte nel giudizio dei giudici. Con il petto gonfio non si governa, e visti i recenti risultati elettorali della Lega alla lunga si direbbe che non si crea nemmeno consenso. Peccato che non sempre i diretti interessati capiscano la lezione.

In quella rimozione e nelle affermazioni del dopo aggressione io ho ritrovato la stessa concezione degenerata del governare, inteso come un comandare a prescindere dalla complessità delle norme e dei diritti delle persone. Per fortuna i contrappesi del nostro stato di diritto e dei ruoli hanno riequilibrato come sempre le forzature, ma nel frattempo si sono persi per strada tempo, risorse, rapporti, possibili soluzioni. E i casi non si limitano certo a questi due, anzi si potrebbe dire che questo modo di agire è il filo conduttore di tutti cinque gli anni di governo della Giunta Fugatti.

Questi sono i danni immateriali a cui mi riferivo, striscianti e nell’indifferenza dei più. Con il rischio di far credere – o di voler far credere – che si può governare un territorio come il nostro con soluzioni semplici e immediate, con sparate a raffica, senza badare alla complessità del ruolo e soprattutto alla responsabilità che si ha. E voglio essere chiaro, questo non significa che la parte operativa e quotidiana del governare non sia importante, ma che non può non essere incardinata su un progetto di governo e non può non essere sostenuta da uno sforzo di pensiero, politico nel senso più alto del termine.

Tra comandare e governare c’è insomma una bella differenza. Ed è per questo che credo sia molto prezioso il lavoro che l’Alleanza Democratica e Autonomistica e il candidato Presidente Francesco Valduga stanno facendo in queste settimane nei territori; per costruire pensiero, proposte di programma ma anche per trasmettere la cultura del confronto, del coinvolgimento, della partecipazione, della collegialità e della responsabilità che richiede la sfida del governo dell’Autonomia. Confido che i trentini vogliano tornare ad essere parte di un progetto di governo che va oltre l’oggi, che pensa al domani del nostro territorio e di chi lo abita, e non rimanere spettatori di una sua occupazione arrogante e scomposta, costantemente ossessionata dal conteggio elettorale.