Arresto di Minenna, Manica: "Aveva avuto rapporti anche con il Trentino. Cosa vuole nascondere la Provincia che non risponde da 2 anni a un'interrogazione?"

Nelle scorse settimane l'ex direttore generale dell'Agenzia delle dogane è stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta della procura di Forlì. Alessio Manica (Partito Democratico): "E' da 2 anni che la Provincia non risponde a un'interrogazione. Un silenzio che lascia trasparire un chiaro disinteresse verso le richieste di chiarimento da parte delle minoranze e una scarsa trasparenza".
"Il Dolomiti", 4 luglio 2023

 "Cosa vuole nascondere la Provincia?", questa la domanda di Alessio Manica (Partito Democratico), che spiega di essere ancora in attesa di risposte di molte interrogazioni. Tra queste quella del 30 novembre 2021 sulla cessione di un'auto di lusso, posta sotto sequestro all'Agenzia per le Dogane e i monopoli, alla Patrimonio del Trentino. "Un silenzio che lascia trasparire un chiaro disinteresse verso le richieste di chiarimento da parte delle minoranze".

Alla luce delle recenti indagini nazionali sulla dirigenza di questa Agenzia, Manica interviene per chiedere "se esiste un qualche coinvolgimento, anche parziale, della Provincia in quest’indagine; quali rapporti hanno avuto i vertici della società Patrimonio del Trentino con la dirigenza attuale dell’ Agenzia e quali eventuali società pubbliche o partecipate di piazza Dante hanno ricevuto beni mobili da tale Agenzia".

Nel corso di una puntata di Piazza Pulita, il programma condotto da Corrado Formigli che va in onda su La7, si è parlato nel 2021 delle indagini che riguardano il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna. L’ente, con un giro da quasi 1 miliardo di euro l’anno, è chiamato a gestire anche parte dei beni che vengono sequestrati, tra cui delle lussuose auto sequestrate a dei narcotrafficanti. Come spiegato durante la puntata i mezzi sequestrati vengono consegnati in via preferenziale alla stessa Agenzia delle dogane e dei Monopoli, poi alle altre amministrazioni dello Stato, oppure possono finire all’asta pubblica (che secondo la legge sui sequestri sarebbe la prima opzione) o a enti benefici. 

"Si era così appreso del dono di una Porsche Macan, del valore di oltre 90 mila euro, a Patrimonio del Trentino (Qui articolo). Va da sé che questo tipo di automezzi non corrisponde alle esigenze di una società come quella ricevente e quindi ci si affrettò a dire che si trattava di un equivoco e che la vettura sarebbe stata restituita, proprio per l’incongruenza di un simile veicolo con le esigenze di servizio della società pubblica (Qui articolo)".

Nelle scorse settimane l'ex direttore generale dell'Agenzia delle dogane è stato arrestato nell'ambito di un'inchiesta della procura di Forlì. "Al fine di evitare il rischio, sempre incombente, di essere tacciati di sciacallaggio per il solo tentativo di capire dove vengono utilizzati i fondi pubblici, si rileva l’originalità della vicenda di allora, che forse proprio limpidissima non era se a distanza di quasi due anni non è ancora giunta alcuna risposta dalla Giunta provinciale, e le conseguenze odierne, culminate nell’arresto del dirigente. Certamente l’automezzo in questione venne poi, a quanto dichiarato dagli interessati, restituito all’Agenzia per le dogane e i monopoli, ma solo perché la questione assunse rilievo pubblico. Non si tratta di cercare il facile scandalo a buon mercato. Qui si rileva l’ennesimo caso di mala gestione della res publica, che le forze di maggioranza, a Trento come a Roma, cercano affannosamente di tacitare e di rimettere nel dimenticatoio. Ne fa prova evidente il caso del vice presidente della stessa società che è in contenzioso con la Provincia per la restituzione di un 'contributo prima-casa' e che, per tale ragione, è evidentemente incompatibile, a giudizio dello scrivente, con il ruolo pubblico ricoperto. E’ inquietante che chi si proclama 'paladino del popolo' sia il primo a nascondere al 'popolo' stesso larga parte delle verità della politica e dell’amministrazione, accuratamente evitando di rispondere a tutte quelle interrogazioni – e sono migliaia a tutt’oggi – che provano a sollevare il velo su vicende scomode, affari forse non proprio trasparenti e incroci di interessi quanto meno strani".

Il consigliere del Pd torna così a chiedere chiarimenti. "La funzione ispettiva e di controllo sull'azione del potere esecutivo non dovrebbe irritare le maggioranze perché un diritto-dovere riconosciuto dalla democrazia, ma in Trentino questo diritto viene sempre più spesso calpestato dalla Giunta provinciale, evasiva su alcune questioni. Non risponde alle interrogazioni e alle richieste di approfondimento. Alcune maggioranze parlamentari ritengono che gli strumenti messi a disposizione delle forze politiche di opposizione dai regolamenti d’Aula siano solo delle inutili seccature che complicano la vita degli uffici amministrativi. E’ del tutto evidente che tale pensiero aleggia, fin dall’inizio della corrente legislatura, anche dentro l’attuale maggioranza provinciale e, soprattutto, negli ambiti di quella Giunta chiamata per legge, quanto inutilmente, a rispondere alle interrogazioni consiliari, almeno entro tempi ragionevoli. Proprio da quel silenzio emerge il chiaro disinteresse di ogni minima garanzia dei diritti dell’attività ispettiva e di controllo che la democrazia assegna alle minoranze, con il risultato di un mancato rispetto per l’Assemblea legislativa che – è bene ricordarlo a certe smemoratezze – rappresenta il popolo trentino tutto. Il rispetto delle regole è insomma un obbligo al quale questa maggioranza leghista si è sottratta fin dall’avvio del quinquennio che sta per concludersi, mostrando anzi un crescente fastidio per tutto ciò che contribuisce a minare la falsa immagine di efficienza e di efficacia che il governo provinciale si sforza di proporre, attraverso una propaganda politica ricca di pregiudizi, contraddizioni e falle", conclude Manica.