Sanità, Segnana: "Trentino al top: bontà del percorso". Zeni: "Il report non valuta il raggiungimento degli obiettivi. Liste d'attesa lunghe e analisi confermano le difficoltà"

La Provincia di Trento festeggia il secondo posto nel rapporto delle "Performance regionali" di Crea Sanità ma non mancano le criticità, segnalate anche nel report della Fondazione Gimbe. 
"Il Dolomiti", 22 giugno 2023

Il rapporto del Centro per la ricerca economica applicata in sanità analizza sei aree e valuta le performance delle politiche sanitarie e sociali delle Regioni e province autonome tra appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria e innovazione. I dati dell'undicesima edizione posizionano il Trentino in seconda posizione con un punteggio del 55% del massimo ottenibile, dietro al Veneto (59%) e davanti a Bolzano (52%). 

I voti sono stati assegnati da oltre 100 esperti del settore provenienti dal mondo delle istituzioni, del management aziendale, delle professioni sanitarie, dell’industria medicale e dall’utenza. "Vedere il Trentino al secondo posto del ranking nazionale in questo importante e autorevole rapporto testimonia la bontà del percorso intrapreso e delle scelte compiute in questi anni", commenta l'assessora Stefania Segnana. "In particolare, sulla quota di interventi con tecniche mininvasive, sull’accesso ai servizi, sul tasso di ospedalizzazione evitabile per patologie croniche e per l’indice di sforamento della spesa farmaceutica pro capite, ci posizioniamo al di sopra la media nazionale, migliorando le nostre performance rispetto alle ultime valutazioni. Accanto alle note positive, cogliamo però con attenzione anche alcuni elementi messi in luce dal rapporto sui quali possiamo ancora migliorare, penso al Piano oncologico provinciale, recentemente approvato dalla Giunta provinciale, all’assistenza domiciliare, non partecipata al Ministero e dal 2023 in linea con i flussi nazionali, e al Fascicolo sanitario elettronico, che sarà implementato durante l’anno insieme al Servizio sanitario nazionale".

Il report "non valuta il grado di raggiungimento degli obiettivi dei servizi sanitari regionali - commenta l'ex assessore Luca Zeni - ma la tutela socio sanitaria dei cittadini, considerando in maniera globale il contesto. Così tra i parametri si includono per esempio l’aspettativa di vita, gli stili di vita, l’utilizzo del fascicolo elettronico, il grado di povertà e come questo incida sulla possibilità di cura".

 

Il consigliere provinciale del Partito Democratico ricorda la peculiarità del metodo utilizzato per stilare la graduatoria. "Ogni anno un panel di esperti attribuisce un diverso valore ai criteri, che quindi cambiano e cambiano peso. E quindi ogni anno ci sono diversi parametri e 'classifiche' che possono variare per questo. In particolare quest’anno, probabilmente a causa di Covid e Pnrr, è calato molto il peso della dimensione economico finanziaria, da sempre penalizzante per il Trentino, così come è calato il peso della dimensione esiti, mentre è aumentato quello della dimensione equità e appropriatezza".

 

Un buon secondo posto che, per l'ex assessore, non può però coprire un momento complesso per la sanità, anche trentina. "In un contesto generale certamente non facile - prosegue Zeni - il livello massimo tra tutte le regioni è stato raggiunto dal Veneto, che raggiunge il 59% complessivo di risultato tra i vari parametri, quindi con ampi margini di miglioramento. Interessante la nuova parte del report che consente di comparare i criteri confermati rispetto all’anno precedente (quindi il 2019, rispetto al 2020 e in parte 2021, anni a cui si riferisce il report) e che evidenzia per il Trentino un peggioramento in diverse aree con un trend che preoccupa".

 

Sono, infatti, diversi gli allarmi nel settore sanitario trentino, un comparto che appare in sofferenza. E' la Fondazione Gimbe a rendere noti una serie di dati sul recupero dopo l'epidemia Covid. "Non va tutto bene come vuol far credere la Provincia", dice Zeni. "Le analisi confermano le difficoltà dei cittadini sul fronte delle liste d'attesa, molto lunghe, sulle prestazioni specialistiche e sugli interventi chirurgici, in particolare nel delicatissimo settore oncologico".

Le criticità sulle liste di attesa affligge da sempre il sistema nazionale, una dinamica che si è aggravata a causa della pandemia Covid. Per fronteggiare il problema sono state stanziate risorse ad hoc per il recupero delle prestazioni: 500 milioni come da Legge di Bilancio 2022 che ha ulteriormente prorogato quanto previsto dal dl 104/2020, le cui risorse non erano state completamente utilizzate dalle Regioni.

 

Ottimi i dati sugli screening oncologici per il Trentino e sulle prestazioni ambulatoriali, ma "c'è una percentuale molto bassa sulla rendicontazione dei finanziamenti straordinari stanziati dallo Stato e preoccupa la bassa percentuale di recupero per gli interventi chirurgici programmati", conclude Zeni. "La conseguenza è che chi può permetterselo spesso ricorre al privato, gli altri aspettano, con una diseguaglianza ingiusta. Ci sono servizi, in settori come istruzione e sanità, che le istituzioni hanno il dovere etico di garantire a tutti".