Attacco contro le Autonomie nell’ultimo libro del sindaco di Firenze. Rossi: «Andrò a parlargli. Dobbiamo cambiare strategia comunicativa».
L. Petermaier, "Trentino", 24 settembre 2012
TRENTO. Stavolta - ed è l’aspetto più sorprendente della vicenda - l’attacco all’autonomia speciale del Trentino (e, invero, anche delle altre regioni a statuto speciale) proviene non dall’artiglieria del centro destra o da qualche esponente del governo tecnico di Mario Monti. No, stavolta la bordata giunge dal “fuoco amico” del Pd, lo stesso partito che in Trentino sorregge la maggioranza di centro sinistra autonomista che - solidamente - amministra la Provincia da anni.
L’ennesimo affondo contro le Regioni a statuto speciale e i loro (veri o presunti) privilegi arriva da Matteo Renzi, il rottomatore fiorentino sceso in campo per sfidare Bersani e tutto l’establishment del partito nelle primarie interne volute per scegliere il candidato alla corsa di presidente del consiglio.
Renzi lo scrive nel suo ultimo libro, “Stil Novo”, presentato in tutta Italia e recentemente anche a Madonna di Campiglio dove, ad assisterlo e sostenerlo, si presentarono i “rottamatori” trentini, capeggiati dal capogruppo del Pd in consiglio provinciale Luca Zeni insieme al collega consigliere Andrea Rudari e altri giovani esponenti del Partito Democratico locale. Parlando degli sprechi da estirpare, scrive Renzi in un passaggio alle pagine 99 e 100: «Ci vuole una cura radicale per risolvere il problema...Via le province, trasformate in enti di secondo livello e via le regioni a statuto speciale».
Il passaggio “ostile” è stato pizzicato dall’ex segretario del Patt Ugo Rossi che in breve ha postato sul suo profilo di Facebook il testo, suscitando una reazione di crescente nervosismo verso gli alleati del Pd da parte dei suoi sostenitori. Lui, Rossi, a bocce ferme commenta così: «La preoccupazione forte è che oggi tutto quello che sa di autogoverno viene dipinto come causa del male di questo paese». Rossi spiega che «quest’uscita di Renzi è la dimostrazione che i trentini non possono rincorrere modelli nazionali nella speranza di trovare la salvezza ai mali dell’Italia. Dobbiamo prima di tutto guardare al nostro interno, dentro al nostro territorio. Ed è ora che cominciamo a battere i pugni, facendo capire - ad esempio - che l’adesione delle forze politiche trentine - io parlo di Patt e Svp - a progetti politici nazionali debba avere come pre-condizione l’accettazione della nostra autonomia e del principio dell’autogoverno dei territori. Se poi, in altre regioni italiane, si è governato male, allora che vengano commissionate quelle regioni e non indebolite tutte le altre, soprattutto quelle come il Trentino che funzionano».
L’assessore autonomista ammette la possibilità che il Trentino possa anche «rinunciare a una parte di risorse, come già oggi avviene, a patto che il modello autonomista venga riconosciuto come pure il nostro diritto di autogovernarci». E sugli errori di comunicazione verso l’esterno (ad esempio la giornata dell’autonomia, un mezzo flop) Rossi chiarisce: «Dobbiamo cambiare atteggiamento, smettere di spiegare a noi stessi quanto siamo bravi. Dobbiamo spiegarlo all’esterno, fuori, a Roma e in Italia. Per questo ho deciso che scriverò a Renzi e gli chiederò un incontro a Firenze».
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Cosa ne pensa dell'autonomia trentina Matteo Renzi , il «rottamatore» della vecchia Italia che ( l'Adige , 19 agosto) stima Lorenzo Dellai come innovatore e amministratore concreto?
L'autonomista del Patt Ugo Rossi , che ha iniziato a leggere il libro del sindaco di Firenze ( Stil Novo, la rivoluzione della bellezza da Dante a Twitter ) ieri mattina è rimasto stupito da una frase di Renzi a pagina 71: «Via le regioni a statuto speciale e si introduca un numero massimo di consiglieri per ogni realtà regionale: oggi i Consigli delle diverse regioni hanno costi molto variabili, senza alcuna giustificazione. Si va dai trentacinque milioni di euro dell'Emilia Romagna agli oltre centocinquanta milioni di euro della Sicilia. Credo che i consiglieri regionali - continua Renzi - debbano avere un compenso (oltre che un budget per le attività di servizio) uguale dappertutto, mai superiore a quello del sindaco che ha competenze, responsabilità e rischi maggiori...»
Ma Elisa Filippi - portavoce dei comitati che sostengono Renzi in Trentino - precisa: «Quella frase va letta nel contesto del capitolo, sui costi molto variabili delle regioni, confrontando Sicilia ed Emilia Romagna; Renzi non è contro le autonomie...».
Rossi anima intanto il dibattito nell'area della maggioranza: «Nel libro di Renzi - spiega - ci sono varie cose condivisibili, poi c'è il passaggio sulle regioni a statuto speciale in un ragionamento sugli enti inutili e gli anacronismi. Lo lascio commentare agli altri: la cosa riguarda la compagine innovatrice perché il clima attuale sembra essere volto a un nuovo accentramento a Roma. Come Partito autonomista - dice - potremmo invitare Renzi in Trentino affinché possa conoscere meglio la nostra realtà: sono un po' trasalito quando ho letto che vanno eliminate le regioni a statuto speciale: io dico che bisogna distinguere fra regioni che fanno il loro dovere e regioni che non lo fanno. Se hanno commissariato lo Stato, si commissarino le regioni che non fanno il loro dovere».
«Credo inoltre - continua - che il controllo della spesa non si realizzi accentrando tutto, e nemmeno che - sull'onda del dover per forza cancellare - si debba cancellare anche ciò che funziona: la qualità della vita che c'è nel Trentino si deve anche alla capacità locali, e cancellare la possibilità di essere vicini alle decisioni - un modello migliore, come è provato - non è certo cosa da fare».
L'invito a dibattere è colto al volo da Elisa Filippi, portavoce dei comitati che sostengono Renzi in Trentino, dove questi dovrebbe tornare a metà ottobre. «Ben venga il dialogo con Ugo Rossi e con il Patt, dove molti giovani sono interessati alle proposte di Renzi - argomenta - ma Rossi può stare tranquillo: la frase va interpretata nel contesto del capitolo, intitolato "Savonarola e la casta", in cui si parla dei costi eccessivi. Le Province autonome non sono citate perché non si parla di abolirle, ma di passare ad un modello come quello trentino. Il libro non è il manifesto politico di Renzi che - ricordo - è stato tre volte in Trentino e ne ha parlato come modello. Per Renzi bisogna ridare centralità ai territori e cercare di elaborare proposte che su questi temi siano innovatrici, soprattutto per un modello italiano nuovo. Quindi, insieme possiamo cercare casomai di capire come esportare il modello trentino. Questo - assicura Elisa Filippi - è un tema sul quale Renzi ci ha chiesto di contribuire, partendo da un territorio che è ben governato».
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