Vivere la montagna aperti al cambiamento

Sono un messneriano. Non è vero che tutti i grandi alpinisti hanno qualcosa da dire; molti sono solo grandi atleti. Messner è, invece, un avventuriero, incarna l’inquietudine, la curiosità, la continua ricerca dell’uomo. Non si siede su schemi consolidati, ma si mette continuamente in gioco.
Luca Zeni, "Corriere del Trentino", 12 aprile 2019

 

Mi piace perché è sempre originale. Questo approccio può portare a grandi idee o a considerazioni eccessive, ma fa sempre riflettere. Nella diatriba con Jovanotti, rispetto all’opportunità di un concerto in quota a Plan de Corones però non condivido la posizione di Messner, critico con il cantante, perché contraddice proprio il suo approccio ad un ambientalismo dinamico, di cui anche l’uomo è parte. Perché questo è il punto. Cos’è per noi l’ambiente?

Per alcuni è mera conservazione dell’esistente, magari scambiandolo con il piacere di fare una scampagnata domenicale senza troppa gente in giro o con la difesa della tradizione e la riproposizione folkloristica di una mitica età dell’oro. È la stessa visione che scatena la polemica quando un rifugio propone una terrazza panoramica o rinuncia a una architettura tradizionale. O che in politica usa come simboli di tutela della vita in montagna il mantenimento meramente conservatore di servizi anche obsoleti.

Solitamente Messner porta avanti un’altra idea di ambiente, quella che vede nell’uomo un attore essenziale dell’ambiente stesso. Una presenza attiva, che si è sviluppata nel tempo con l’agricoltura di montagna e la zootecnia, ma che oggi riguarda le politiche per evitare lo spopolamento della montagna.

Pensiamo alla gestione di servizi nelle valli, che oggi hanno sviluppato infrastrutture fisiche e telematiche che devono farci continuamente ridiscutere e ridefinire le politiche di sviluppo della montagna.

Allo stesso modo negli scorsi decenni il turismo invernale ha puntato sullo sci alpino con piste, funivie e rifugi che hanno portato grandi benefici a chi vive in montagna (e lo dico da sci alpinista, che scuote sempre la testa sconsolato quando sente la musica a tutto volume in cima a una montagna; e semplicemente evito di andare troppo spesso in cima alle piste, non ne chiedo la chiusura).

Per il turismo estivo anche concerti come quello di Jovanotti, se gestiti con attenzione, possono far vivere un luogo e portare nuove persone a conoscere la montagna.

Personalmente amo andare su una cima all’alba, da solo, di corsa, e contemplare il silenzio. Ma i modi e le vie per conoscere una montagna, o se stessi, possono essere diversi per ognuno di noi. La vita è cambiamento, e non dobbiamo averne paura.