#primarieprovinciali - «Serve ricucire con il Patt per fermare le destre»

Classe 1988, Alessandro Dal Ri è la vera novità della corsa alla segreteria provinciale del Pd. Informatico di Villazzano cresciuto nelle fila dei consigli circoscrizionali, arriva alla sfida del 3 marzo contro la veterana della politica Lucia Maestri con la consapevolezza che il suo nome è un elemento di discontinuità con il passato del partito. Un Pd che esce con le ossa rotte dall’ultima stagione politica.
C. Marsilli, "Corriere del Trentino", 1 marzo 2019

Come mai?

«Per 5 anni il Pd è stato al governo, ma all’angolo. Personalmente non ho partecipato al voto, ma con il senno di poi credo che opporsi al Rossi bis sia stata una scelta giusta, l’intenzione era dare un segno di discontinuità con quello che c’era stato prima. L’errore è stato la gestione di questa rottura. Ora la sfida è ricostruire tutto da capo».

Come considera la situazione attuale del Comune di Trento?

«Il rimpasto, pur non condiviso da molte parti, è stato un atto necessario per cercare di garantire la tenuta politica della giunta. Andare al voto ora sarebbe un errore e lascerebbe troppe incertezze. Sostengo che il consiglio debba andare a naturale scadenza nel 2020 come da programmi».

Quale il futuro per la corsa alle elezioni comunali?

«Il Pd deve aprirsi alle alleanze, è necessario recuperare una relazione con gli autonomisti per non lasciare ulteriore spazio alle destre. Il Pd si deve ricostruire a partire da due elementi. Da una parte gli iscritti si devono sentire nuovamente parte della vita del partito. Quindi vuole dire discussioni nei circoli e votazioni, che a catena devono arrivare ai vertici».

E dall’altra?

«Gli elettori, che vanno raggiunti con una comunicazione politica intelligente ed efficace. Bisogna quindi ridefinire i valori identitari: ambiente, lavoro, scuola, Europa, accoglienza, tenendo ben distinte la gestione dei migranti economici da quella dei rifugiati politici, e difendere l’autonomia del Trentino. Il limite maggiore del partito è la comunicazione: dobbiamo lavorare sulla narrazione di quello che di buono abbiamo fatto. In concomitanza con l’elezione provinciale, in tutta Italia si eleggerà il segretario nazionale».

Nella sfida tra Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giachetti lei chi preferisce?

«Zingaretti sta demonizzando gli errori del passato, si vuole cancellare quello che è stato fatto con Renzi. Giachetti, d’altro canto, vorrebbe salvare tutto affermando che le responsabilità sono solo esterne. Martina è l’unico che a mio parere sta cercando di dirimere tra quello che di buono c’è stato e quelli che invece sono stati gli errori. Un atteggiamento laico che considero ragionevole».

Cosa risponde a chi dice che, a causa della sua giovane età, non ha l’esperienza necessaria?

«Ci si lamenta sempre che le nuove generazioni non fanno abbastanza, ma quando vogliamo scendere in campo veniamo messi da parte e accusati di non essere abbastanza preparati. I giovani di oggi invece sono preparati, determinati, proiettati al futuro e all’internazionalità. Ne è un esempio Antonio Megalizzi, mio amico, e con il quale spesso ho affrontato discorsi a questo proposito».