Cultura, riforma approvata. Passa la mediazione sui cda

Mesi di dibattiti, scontri, dimissioni e numerose modifiche del disegno di legge hanno trovato ieri un epilogo nell’approvazione (25 favorevoli e 5 astenuti) della riforma della cultura «targata» Tiziano Mellarini. Il mandato esplorativo assegnato dalla maggioranza a Mauro Gilmozzi ha avuto successo.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 5 ottobre 2017

 

Sì corale alla mediazione che prevede il mantenimento dei cda di Muse, Mart e Museo degli usi e costumi, la riduzione a tre dei membri, che non si occuperanno più della gestione amministrativa, spostata — insieme al personale che se ne occupa — direttamente in capo alla Provincia, o a un’Agenzia provinciale creata ad hoc.
Il coordinamento sarà demandato alle direttive dell’assessorato e alle conferenze di direttori (già presente e non funzionante) e presidenti.

Da un punto di vista politico, hanno vinto tutti. Mellarini ha portato a casa la riforma senza dover stralciare la parte più spinosa e significativa. A Ugo Rossi è riuscita la mediazione tra Pd e Walter Viola, che vorrebbe nel Patt nel 2018. Quest’ultimo ha portato a casa il mantenimento dei cda, pur assai ridimensionati. Il Pd ha dovuto cedere sul cda unico, ma può rivendicare la razionalizzazione della gestione amministrativa dei quattro musei provinciali (personale, promozione, commercializzazione etc..), che in termini finanziari varrebbe il 75% del totale. Gilmozzi ottiene la soddisfazione personale di riuscire a trovare una porta in (quasi) ogni muro. La domanda cui resta da trovare una risposta è se una riforma che trova tutti concordi determinerà una reale collaborazione tra enti, un miglioramento dell’offerta e una razionalizzazione della spesa.

Lo snellimento dei cda avverrà alla scadenza naturale degli attuali board. L’agenzia potrà essere attivata, o meno, a discrezione della giunta. I musei che non sono i quattro enti strumentali della Provincia (Mart, Muse, Usi e costumi, Buonconsiglio), ma «di interesse provinciale» (Museo diocesano, Fondazione museo storico del Trentino, Museo della guerra di Rovereto, Museo civico di Rovereto, il Mag di Riva del Garda) manterranno inalterato assetto e autonomia. In altre parole, non saranno subordinati ai musei capofila come nella prima proposta dell’assessore. Il coordinamento generale sarà affidato alla conferenza dei presidenti, che affiancherà la conferenza dei direttori, già prevista ma mai convocata.

La mediazione raggiunta già in mattinata si è concretizzata nella sottoscrizione dei 12 emendamenti proposti dall’assessore e dal ritiro dei 1937 emendamenti ostruzionistici da parte delle minoranze, in particolare Viola e Rodolfo Borga. «L’obiettivo che ci eravamo dati — chiosa il capogruppo del Pd Alessio Manica —, ossia la ricomposizione della frammentazione, è raggiunto. Lo strumento non è il cda unico che avevamo proposto, ma una formula che ha incontrato un maggiore favore nell’aula». Soddisfazione espressa anche da una nota del gruppo e da chi, per conto del Pd, ha seguito la riforma: Lucia Maestri: «Un passo in avanti utile non perché chiude una questione politicamente spinosa, ma perché si pongono su un piano di pari dignità i musei provinciali e no e perché si prevede programmazione congiunta». Per Mellarini «il dialogo tra maggioranza e minoranze ha permesso di raggiungere un accordo basato sul fatto che la cultura non appartiene a una parte ma all’intera comunità trentina. Questo è un punto di partenza — ha aggiunto — non di arrivo». Con la maggioranza hanno votato Viola, Simoni, Zanon, Borga e Giovanazzi. Astenuti Fugatti, Bezzi, Bottamedi, Cia e Degasperi.