Violenza sulle donne, 600 casi l’anno

Oltre un centinaio le persone presenti davanti alla scritta «Fermiamo i femminicidi». Tante donne e uomini assieme per dire no alla violenza maschile sul mondo femminile. È stata significativa la partecipazione al presidio organizzato a Trento, come in altre cento città italiane, dalla Cgil.
S. Voltolini, "Corriere del Trentino", 1 ottobre 2017

 

«Malgrado ciò che si pensi, la vera parità tra i generi non è ancora raggiunta. La battaglia va ripresa» afferma Giovanna Weber, della segreteria pensionati di Via Muredei. Sara Ferrari, assessora provinciale alle pari opportunità, ricorda le «600 denunce ogni anno» in Trentino per la violenza degli uomini «che sono solo la punta dell’iceberg» precisa e conferma l’impegno della Provincia verso i centri antiviolenza: «Dei rifugi sicuri, le donne lo sanno. Noi non abbiamo diminuito i fondi e continuiamo a investire nei servizi di supporto».

L’appuntamento promosso dal sindacato richiama oltre un centinaio di persone davanti alla sede del commissariato del governo, in corso 3 novembre a Trento. Arrivano delegati sindacali, lavoratori e lavoratrici con le famiglie, politici. In molti indossano cartelli con le scritte contro la violenza. Fra i presenti si vede anche Italo Gilmozzi, segretario del Pd. Manuela Faggioni, segretaria della Flai Cgil, è la prima a prendere il microfono. «Siamo qui come in altre cento città italiane per dare attenzione a un fenomeno che non è tollerabile in alcun modo. Non sono permessi atteggiamenti contro la dignità delle donne e contro la loro libertà».

Ferrari prende il testimone citando le 600 denunce annue. «Oggi — dice — il mondo femminile trova il coraggio di portare allo scoperto la situazione di maltrattamento, che può essere anche psicologica. Le donne che arrivano ai nostri servizi di assistenza sono tantissime e con loro ci sono tantissimi bambini, l’altro lato di questo triste fenomeno». La Provincia, prosegue l’assessora, è presente: «Continuiamo a investire aumentando la qualità e il numero delle politiche pubbliche in questo campo. Le donne sanno che rivolgendosi ai nostri servizi possono essere prese in carico e che possono uscire dalla violenza».

Molto importante è considerata l’educazione, a partire dalle nuove generazioni, verso un equilibrato e rispettoso rapporto tra i generi. Ed è fondamentale anche il linguaggio. Ad esempio nel racconto degli episodi di abusi o maltrattamenti sui media. «A volte — nota Weber — le donne risultano doppiamente vittime perché vengono dipinte quasi come colpevoli. Questo è inaccettabile».

Ribadisce il concetto Simonetta Fedrizzi, presidente della commissione provinciale per le pari opportunità. «Le donne non devono diventare doppiamente vittime, degli abusi e del modo in cui i fatti vengono raccontati. La prevenzione sul piano culturale è molto importante. In generale, i comportamenti violenti non si possono più giustificare. Da parte di nessuno. E c’è un altro elemento: quando portano alla luce la loro situazione, le donne non vengono credute. È gravissimo. Su questo tutti devono riflettere».