Il silenzio di “Matteo”

Ciò che attorno al Pd si sta delineando in questo tempo è la conferma evidente che l’uomo ha sempre avuto enormi difficoltà nel leggere in modo critico il tempo nel quale sta vivendo; il periodo in cui esso stesso ne è il protagonista. 
Alessio Zanoni, 25 agosto 2017

Da sempre io apprezzo la profondità di ragionamento di molti uomini politici del mio Partito, che riescono a leggere le vicende storiche e che da esse sanno proporre idee per il futuro. Per questo motivo continuo a credere che il Pd possa rappresentare ancora oggi l’unica via di uscita, democratica e solidale, per il nostro Paese.

Ma per essere credibile e soprattutto incisivo, un Partito deve oggi più che mai dare spazio alle idee e non alle ambizioni dei singoli.

Un Partito è per sua natura un soggetto plurale, vero e concreto, dentro il quale si deve compiere una sintesi condivisa delle diverse posizioni sociali e non può rimanere ostaggio del “nazional-leaderismo” che in quest’epoca ha preso piede nei movimenti politici ma purtroppo anche dentro quei Partiti, come il PD, che ancora oggi dovrebbero rappresentare un legame forte con “l’idea originaria” impressa nella nostra Costituzione (Art.49) dai Padri fondatori.

La crisi del “collettivo”- ormai retaggio del secolo scorso -, invece di lasciare spazio ad un “noi” non ideologico, ha portato invece all’esaltazione delle individualità; ma politica e individualità, come ghiaccio bollente,  rappresenta solo un “ossimoro”.

Il Pd sta soffrendo l’occupazione stanca da parte di chi non considera il Partito come tale e invece osanna un soggetto fisico come “garante” dei destini comuni.

Questa frangia di persone nei Partiti è sempre esistita, soprattutto nei grandi Partiti di raccolta, dove comunque era tollerata perché utile alla logica dei numeri e perché ininfluente rispetto alla linea di pensiero e di azione; in sostanza era una presenza “di facciata” ma non di “sostanza”. Oggi nel Pd purtroppo questa “corrente” è divenuta, per via delle primarie (un meccanismo ormai fuorviante perché concepito come  scontro fra individui e non come confronto fra soggetti portatori di idee) maggioritaria, ma non per questo in grado di capire quale sia la vera natura di un Partito.

L’incapacità di comprendere l’essenza della Politica la porta ad occupare un simbolo, quello del Pd, che per questo non ha più rispondenza con la sua natura. Chi si è allontanato dal Pd non lo ha fatto per la necessità di intraprendere altre strade, ma solo per la volontà di rimanere quello che realmente sente di essere.

Fino ad oggi nel Pd Trentino si respira un aria stantia; un clima surreale per un soggetto politico che ha come ambizione mai sopita e mai nascosta, quella di prendere nel 2018 le redini del governo provinciale.

E’ oltremodo imbarazzante questa “stagnazione” di pensiero e di azione, quale conseguenza diretta dell’appiattimento di posizione che abbiamo registrato fra la pressoché totale compagine dei leader locali nella fase congressuale del dicembre scorso. Un accasarsi senza il gusto del “sentirsi a casa” ma con l’unica necessità di rimanere ancorati all’onda che in quel momento valeva la pena cavalcare.

Ora leggo che Olivi, nella sua intervista, ribadisce che il Pd deve “riscoprire la natura civica e inclusiva che ha avuto”; un ragionamento che condivido fino in fondo ma che mal si concilia con le tesi congressuali proposte da Renzi nel dicembre scorso. Tesi che io non ho ovviamente sostenuto.

In questi giorni però colgo con favore anche le prese di posizione del nostro Segretario provinciale e del Sindaco Adalberto Mosaner, tese a rimarcare il ruolo della Politica rispetto alle “forzature” che spesso, a più riprese e da più parti dentro la coalizione, vengono riproposte ma che hanno l’unico scopo di percorrere “scorciatoie di comodo” ma non di “visione”.  Visione che invece deve avere la Politica, quella fatta di ragionamenti collettivi ed inclusivi, che per noi e per la nostra configurazione politica devono valorizzare la nostra “essenza” coalizionale.

In questo periodo accolgo anche con favore il lungo silenzio di “Matteo”, al quale non eravamo abituati, perché questo potrebbe essere propiziatorio affinché i tanti soggetti che compongono il Pd provinciale e nazionale, che nulla hanno da condividere con questa esperienza, riescano a liberarsi da un giogo di potere per tornare liberi di pensare e di agire, non più dentro ad un recinto ma dentro ad un Partito.