Studi universitari: via d’integrazione per rifugiati e richiedenti asilo

Solidarietà, integrazione e merito. Sono i valori cardine che hanno ispirato il protocollo d’intesa tra Provincia autonoma di Trento e Ateneo trentino firmato questa mattina in Rettorato. A sottoscriverlo sono stati il rettore Paolo Collini per l’Università e l’assessora all'università e ricerca, politiche giovanili, pari opportunità, cooperazione allo sviluppo Sara Ferrari insieme all’assessore alla salute e alle politiche sociali Luca Zeni per la Provincia. 
Ufficio Stampa Provincia, 11 luglio 2016


L’obiettivo immediato è dare l’opportunità di riprendere gli studi universitari a coloro che sono fuggiti dal proprio Paese a causa della guerra o della violazione dei diritti umani. Questa mattina, però, si è spiegato come con il protocollo s’intenda anche confermare il volto solidale del Trentino e la sua capacità di accogliere chi arriva da altri Paesi. Altro aspetto messo in evidenza: il progetto vuole favorire l’integrazione valorizzando il merito e le capacità di rifugiati e richiedenti asilo, titolo di studio, esperienza e aspirazioni.

«L’Università di Trento – ha commentato il rettore Paolo Collini – è impegnata a premiare il merito anche di chi fugge dalla guerra e da altre situazioni drammatiche. Ci sta a cuore dare il nostro contributo per una loro migliore integrazione e realizzazione personale e professionale a beneficio anche del territorio». 
Tra le persone accolte attualmente in Trentino, il Cinformi – Centro informativo per l’immigrazione ha segnalato i candidati all’Università. L’Ateneo ha quindi selezionato i cinque potenziali destinatari (due rifugiati e tre richiedenti asilo). I giovani dovranno ora affrontare la sessione estiva dei test di ammissione ai corsi di studio dell’Ateneo trentino per poter iniziare il proprio percorso di laurea nell’anno accademico 2016/2017. 
«In una "società della conoscenza" come quella in cui viviamo – ha osservato l’assessora Sara Ferrari – la formazione a tutto tondo di ogni individuo è una caratteristica necessaria al benessere dell'intera collettività e, dunque, una condizione alla quale le nazioni e i governi tendono. Sappiamo che una persona istruita è una persona più consapevole, che costa meno in termini di assistenza e che crea ricchezza. E sappiamo anche che il livello di istruzione delle persone migranti gioca un ruolo cruciale nelle modalità della loro integrazione, ne influenza la probabilità di occupazione e il livello del reddito. Ma accanto a tutto ciò, proporre iniziative come quella che siamo oggi a inaugurare risponde anche ad un'altra esigenza, una responsabilità e una sfida cui la politica non deve sottrarsi: quella di alimentare la speranza nel futuro e di farlo non utopisticamente, ma con azioni concrete. Facendo scelte che, anche se piccole o numericamente poco significative, hanno il grande pregio di regalare una prospettiva e di indicare una strada». 
«Viviamo in un momento storico delicatissimo – ha sottolineato l'assessore Luca Zeni – perché le sfide dell'accoglienza e dell'accettazione sociale si inseriscono in uno scenario fortemente segnato dalla crisi economica. Si tratta di una questione di geopolitica, complessa e ampia, che interessa tutta l'Unione europea. E in questo panorama, la Provincia autonoma di Trento fa la propria parte richiedendo l'organizzazione dell'accoglienza che, pur essendo impegnativa, permette di facilitare i processi di integrazione. Quello di oggi è un momento con profondo peso simbolico per due motivi: si riconosce la possibilità a chi si trova da noi di sviluppare il proprio futuro ed è la dimostrazione che lo scambio costante rappresenta una risorsa per il Trentino in un contesto di crescita culturale». 
«Arriviamo alla firma – ha ricordato Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità – dopo quasi un anno di lavoro. L’idea è, infatti, nata già nel corso del 2015, a seguito dell’acutizzarsi dell’emergenza rifugiati anche sul territorio trentino, ed è partita dalla convinzione che anche l’università fosse chiamata a dare un suo contributo al processo di accoglienza e integrazione, attraverso l’ambito che le è più proprio ovvero quello della valorizzazione dei saperi e delle competenze e la sensibilizzazione culturale. Nei giorni scorsi intanto abbiamo inaugurato il ciclo “Studenti universitari per i rifugiati”, percorso di formazione al volontariato sollecitato dall’interesse dei nostri studenti e accolto con passione dalle associazioni del territorio e da alcuni nostri docenti. Stiamo inoltre lavorando a una iniziativa di crowdfunding rivolta a dipendenti e studenti dell’Università che permetta, a chi lo desideri, di sostenere anche economicamente i giovani coinvolti nel progetto».

Scheda sul protocollo 
Il protocollo d’intesa PAT/UniTrento nasce dall’attenzione di entrambe le istituzioni per i flussi migratori, la cooperazione internazionale e l’integrazione culturale. Con esso Provincia e Ateneo si impegnano per ciascun anno accademico a prevedere l’eventuale accesso al percorso universitario per un massimo di cinque richiedenti/titolari di protezione internazionale presenti sul territorio provinciale nell’ambito dei progetti di accoglienza gestiti dalla PAT. Il protocollo ha durata di 5 anni e può essere rinnovato. La Provincia, attraverso Cinformi s’impegna nella pre-selezione dei candidati e valutazione dei titoli e segnala all’Ateneo i candidati idonei a rientrare nel progetto. L’Università offre attività di orientamento universitario e tutoraggio individualizzato.