Chaouki: «Inaccettabile chiudere le frontiere»

Trento «La chiusura delle frontiere è inaccettabile». Il deputato del Pd Khalid Chaouki, ieri ospite del Partito Democratico del Trentino e protagonista assieme a Maria Chiara Franzoia, Michele Nicoletti e Luca Zeni di un incontro sui problemi e le opportunità legati all’immigrazione, si è espresso contro «l’egoismo di certi Stati». 
M. Romagnoli, "Corriere del Trentino", 6 marzo 2016


«È importante guardare il tema dell’immigrazione non solo come un’emergenza, ma anche come una soluzione — ha esordito il deputato — Gli immigrati sono parte della nostra economia, ci sono tanti bambini loro figli nelle nostre scuole. Non dobbiamo perdere di vista il tema dell’integrazione e del coinvolgimento di queste persone nelle nostre città». 
Il coordinatore dell’intergruppo parlamentare «Immigrazione e cittadinanza» ha poi spiegato come fare: «Serve un patto di cittadinanza, maggiore formazione, una tutela delle categorie deboli quali possono essere le donne. Dobbiamo muoverci nell’ottica della costruzione di un clima di rispetto reciproco: per combattere gli estremismi è importante dialogare con la maggioranza di queste persone». Quindi l’affondo sulla chiusura delle frontiere: «Su ciò purtroppo l’Europa è ancora assente. Nonostante la grande generosità mostrata dall’Italia nell’accoglienza si assiste all’egoismo di certi altri Stati. L’Italia si sta muovendo per cercare di sensibilizzarli; è vero che è necessario tutelarsi contro le infiltrazioni, ma sono importanti anche il rispetto delle regole comuni e la tutela di Schengen. La chiusura delle frontiere è inaccettabile». 
Nicoletti ha invitato il pubblico presente nella Sala video del Centro Santa Chiara a non confondere i migranti con i profughi e ha parlato di un «dramma nel dramma»: «I dati europei sui minori sono impressionanti — ha detto il presidente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa — si parla di 10.000 bimbi profughi scomparsi. Sono moltissimi i minori non accompagnati e per loro la preoccupazione è grande. Certo, si sta cercando di moltiplicare le registrazioni, ma finché sarà valido il regolamento di Dublino le persone non vorranno farlo. Urge una politica di protezione europea per tutelare i più deboli; le politiche degli Stati che si ripiegano su di sé muovono contro quest’esigenza».