#MEZZOLOMBARDO - Pd: «Biblioteca a rischio censura»

La querelle sulla presunta filosofia gender e sulla possibile attività di censura dei libri in biblioteca da parte dell'amministrazione comunale non si ferma con l'interrogazione del consigliere di minoranza Paolo Mazzoni. A prendere di nuovo in mano la questione è il Pd, con il supporto di Uniti per Mezzolombardo, che con una mozione invita la maggioranza a mettere da parte ogni ipotesi di censura.
"L'Adige", 3 dicembre 2015

 

«L'ultimo punto posto nell'interrogazione (quella di Paolo Mazzoni) - scrive il Pd nel dispositivo della mozione - chiedeva se c'era l'intenzione di bandire eventuali libri presenti nella nostra biblioteca comunale, ispirati alla "filosofia gender"». La risposta dell'assessore Betalli era stata «provvederò a verificare se in biblioteca sono presenti libri ispirati all'ideologia gender e valuterò se ci sarà la necessità o meno di assumere qualche determinazione nel merito». 
«Un'affermazione di questo tipo non può passare inosservata, data la gravità che ne sta alla base!», il Pd non va per il sottile. «Se il significato della risposta è da intendere come la possibilità che vengano ritirati dalla disponibilità di lettura e prestito alcuni libri presenti in biblioteca, questo ha un solo nome, censura, cioè "controllo preventivo delle opere da diffondere o da rappresentare in pubblico"». 
«Nel caso specifico - si legge sempre nella mozione - pur non essendo ancora chiaro quali saranno le conseguenze pratiche dell'affermazione riportata nella risposta dell'assessore Betalli, la pura enunciazione del fatto che verrà fatta una verifica in biblioteca ed una successiva valutazione, è di una gravità inaudita. Questo non solo per il fatto di lasciare intendere che potrebbe esserci un'azione pratica, al limite del surreale, di ritiro di alcuni testi dalla disponibilità pubblica della biblioteca, ma anche per il messaggio che viene in questo modo indirizzato al bibliotecario che dovrà fare delle scelte future di acquisto dei libri. C'è il rischio insomma che le scelte, anziché lasciate alle biblioteche, nella loro essenza di strumento di politica culturale, possano essere "orientate" dall'amministrazione di riferimento».