De Castro: in Europa si vince così

L'ex ministro candidato col PD, oggi in Trentino: "In agricoltura il parlamento è stato decisivo: grazie alle alleanze dei Paesi del Sud". L'appello agli elettori: "Chiedo che si guardi ai pesi delle grandi famiglie politiche in Europa: lì si decide. Fuori di lì si parla a vanvera di pugni sul tavolo".
P. Mantovan, "Trentino", 20 maggio 2014


Paolo De Castro lo ripete in continuazione: «Attenti a chi votate alle europee».

Chi avesse qualche dubbio sull’importanza del parlamento europeo si rivolga a Paolo De Castro. A sentir lui se non ci fosse stato il lavoro e il pressing delle commissioni parlamentari in Europa, l’Italia e gli altri paesi mediterranei sarebbero rimasti schiacciati - quanto meno nelle politiche agricole, ma non solo - dal potere dei paesi forti dell’Unione europea.
Ora, ovviamente, Paolo De Castro, lanciatissimo in campagna elettorale, non può che dar peso all’attività del parlamento europeo (piuttosto che del governo, la Commissione europea), ma non è un mistero che molti parlino di lui come del possibile commissario all’agricoltura se l’Italia riuscisse a strappare quella poltrona. E lui, Paolo De Castro, classe 1958, già tre volte ministro all’agricoltura (con D’Alema e con Prodi), sa benissimo che quelle voci circolano, ma da buon salentino (è nato a San Pietro Vernotico) incrocia le dita e insiste nel dire che il Parlamento europeo, ora, dopo il trattato di Lisbona, ha un ruolo decisivo. De Castro è presidente della Commissione parlamentare Agricoltura e sviluppo rurale. È candidato alle europee per il Partito Democratico e ha avuto un lungo rapporto con le istituzioni trentine, in particolare con l’Istituto agrario di San Michele.

De Castro, l’UE destina molte risorse all’agricoltura. I paesi più forti (Germania, Olanda e Francia) riescono ad avere sempre più risorse di noi. Come si può cambiare qualcosa? Innanzitutto ci tengo a ricordare che tanto abbiamo già fatto in quest’ultima legislatura e soprattutto come Parlamento...

In questa legislatura c’è stata la riforma della PAC, la politica agraria comune, su un testo della Commissione europea. Eh certo, ma in realtà quella proposta è stata profondamente modificata proprio dal lavoro della Commissione parlamentare, perché grazie al trattato di Lisbona ora il parlamento ha più poteri e maggior capacità di intervento. E se oggi diamo già più risorse al settore agroalimentare italiano e all'agricoltura di montagna è proprio grazie alla negoziazione della Commissione europea.

Il potere di certi paesi è consolidato anche in parlamento però. Mica tanto. Stia ben attento: 72 deputati italiani, 72 francesi e 50 spagnoli: su questi numeri abbiamo lavorato e siamo riusciti a creare un’alleanza importante dei paesi mediterranei in politica agricola...

Ma la Francia è concorrente... Ma insieme possiamo giocare un ruolo decisivo rispetto a tante partite. E grazie a quest'alleanza i rapporti di forza si sono «meridionalizzati».

Nel frattempo il commissario Ciolos ha fatto politiche agricole sbilanciate sull'area dei nuovi paesi. Credo che Ciolos non sarà rimpianto come commissario, perché non possiamo più immaginare che il meccanismo di riparto degli aiuti sia basato solo sulle superfici, sull'estensioone. Un ettaro di pascolo del nord europa non costa quanto un ettaro di pascolo in una zona di montagna.

C'è un ritorno all'agricoltura. Lo confermo, tanti giovani tornano a coltivare la terra.

Si può incoraggiare ancor di più questo processo? Credo che si debba semplicemente confermare quello che abbiamo fatto con la nuova PAC: l'aiuto a tutti i giovani sotto i 40 anni.

C’è un ritorno allo studio delle materie agrarie. E ora arrivano i numeri chiusi. Come a San Michele. L’Istituto di San Michele è un punto di eccellenza per il Trentino. E se l’Istituto prevede il numero chiuso non può che essere per mantenere un buon rapporto studente-docente. Abbiamo trascurato per troppi anni gli istituti tecnici in Italia, parlo di tutta la formazione professionale: ora dobbiamo tornare a investirci, perché serve tanta professionalità tecnica.

Arriva presto la liberalizzazione del latte. E anche sul vino si cambierà. Beh, sul vino la liberalizzazione è stata bloccata. Arriverà il sistema delle autorizzazioni, che permette comunque un contingentamento. Sul latte la liberalizzazione parte dal 2015, ma non escludo ci possa essere una nuova proposta legislativa per un atterraggio morbido nel post-quote latte.

Ambiente e agricoltura vanno maggiormente armonizzati? Le rispondo sì e anche no. Sì, sempre. Però ricordiamoci che il contadino non è l’unico attore delle politiche ambientali, non è che devono fare tutto gli agricoltori... E comunque dal parlamento possiamo fare ancora molto.

Lei insiste sul Parlamento. Sì, perché bisogna prestare attenzione ad avere una rappresentanza forte e competente in Europa. Non dobbiamo sprecare il voto con chi non ha voce in capitolo.

Sta facendo un riferimento a Grillo? Certo. Chiedo agli elettori che guardino ai pesi delle grandi famiglie politiche in Europa: lì si decide il futuro dell’Europa. Fuori di lì si parla solo di inutili e teatrali pugni sul tavolo.