Allegria Pd, partito di donne

Pd come Partito democratico? Anche Partito donna: ne porta 4 su 9 in consiglio, due terzi dell'intera pattuglia femminile nei prossimi 5 anni in piazza Dante. E per tre quarti le democratiche sono nuove: oltre alla riconfermata (alla grande, è quarta in classifica battendo anche  Luca Zeni) Sara Ferrari, svetta  Donata Borgonovo Re seconda dopo il front-runner Olivi (più brillante del previsto, dopo il flop democratico delle primarie che hanno spalancato la strada a  Rossi) e fanno il salto dal Comune di Trento le fresche ex assessore Violetta Plotegher  e  Lucia Maestri, bruciando con una barca di preferenze a Trento città sia il rivano Pellegrini sia il rendenero Olivieri, rimasti confinati ai rispettivi bacini periferici e alle memorie di gloria.
P. Ghezzi, "L'Adige", 28 ottobre 2013


È una serata mite, quasi primaverile, quella che celebra la rivincita del Pd dopo il febbraio amaro delle politiche e il luglio autolesionistico delle primarie. E se è vero che il senatore  Tonini  cinguetta un tweet un po' raggelante («Il Pd conferma la sua forza, ma la vocazione maggioritaria resta un miraggio.
Confermate le primarie perdute dal Pd»), in via Torre Verde si fa festa, con ragazze e ragazzi rivestiti di bandiere tricolori, felici, intorno ad  Alessio Manica  e Donata Borgonovo, due modi diversi di essere Pd, imbandierati e uniti nella prospettiva del governo, dopo la sudata lotta. Alessio Manica , che ascende da Villa Lagarina, è dimagrito ma stracontento: «Partivo da una taglia 48 scarsa, ho perso tre chili. Pagherò da bere a Villa per giorni. Sono riuscito a bucare oltre l'immagine di sindaco».
L'avvocata  Monica Baggia, 1872 voti, 14ª in assoluto e prima non eletta donna: «Incredibile, mai avrei pensato... dopo solo un mese di lavoro...». «Farai l'assessora in Comune» le profetizza qualcuno. Voci protette dall'anonimato sibilano: il gruppo del Patt è terrificante... Altri, cattivelli:  El Dalfovo l'ha ciapà ‘na regolada...  
Ma il buonismo prevale sulle malignità. La medaglia di bronzo  Dorigatti, presidente del consiglio uscente e pronto per un assessorato: «Disponibile a ciò che mi chiederà il partito. Il tema del lavoro dovrà essere centrale».  Pacher : «Il risultato dice che la direzione tracciata è quella su cui vale la pena di insistere. Il Pd ha fatto una campagna seria, i trentini sono refrattari a ogni demagogia, inclusa l'incredibile storia del buono benzina. E refrattari a un centrodestra sfibrato, peggio del nazionale».«Un bel messaggio per l'Italia - prosegue  Pacher  - e anche il segnale che la vecchia caratterizzazione del Patt come partito delle  braghe de coram  è superata: oggi è un partito interculturale. E a Roma dovrebbero capire che l'opzione territoriale è anche la salvezza del Pd». 
Fabiano Lorandi, segretario roveretano del Pd, abbraccia strettissimo il campione  Olivi  ed esulta: «Il 31,2% a Rovereto è il risultato più alto da quando esistiamo, grazie ad  Olivi  e ad una campagna diversa, tra piccoli gruppi di cittadini, su welfare, lavoro, cultura. Rovereto ha saputo esprimere un gruppo politico nel solco della tradizione della città».
Mentre il riconfermato  Mattia Civico, buon sesto, abbraccia l'altra cattodemocratica  Borgonovo, il coordinatore politico provinciale  Italo Gilmozzi  confessa: «Alla vigilia avrei fatto la firma per un 2 davanti, ma quando sono stato nominato in agosto avrei fatto una firma anche per il 18/19 senza  Ale Pacher  capolista. Fare meglio dell'altra volta è un risultato eccezionale: c'è un voto ideologico che tiene, gli elettori di centrosinistra scelgono il Pd come voto d'opinione. E hanno apprezzato il messaggio positivo di unità, diverso dalle divisioni del passato, che hanno portato alla sconfitta alle primarie». Rossi  superstar centrista vi ha aiutato? «No, se il candidato fosse stato del Pd, sfioravamo il 30%.  Zeni  è l'unico centrista dei 9. Meglio comunque che i voti siano andati al Patt che a Pt».La futura giunta? «È compito del presidente scegliere i nomi, come responsabile Pd accetto quel che propone, non ci saranno contrasti.
La vicepresidenza a  Olivi, e un paio di ruoli di prestigio. La presidenza del consiglio vale un assessorato, ma non è decisa da Rossi, vanno fatte altre riflessioni».Gli ex margheritini sono stati un po' fiacchi, no? «Non mi piace il termine, l'Upt e il Pt non sono più la Margherita, che era grande e dove eravamo in tanti, da  Amistadi  a  Viganò . I Beatles senza Lennon e McCartney non sono più i Beatles. Comunque, tenuto conto della concorrenza di  Grisenti , se fossi un upitino sarei soddisfatto».Il tripartito Pd-Patt-Upt è in partenza al binario 58. I punti del «meglio  Rossi  che depressi». twitter: pgheconomiadige